@ Director
As mind master of the CDIOT, this gives me the opportunity to open a discussion on the fascinating Mind's Creative Processes and the Theatre. So I invite you to join our community, getting it prestigious, because it will be built with your intuitions and questions, meditation and inner answers. This is the place where you can use the freedom to express your doubts and you ideas, sharing with the others the research of your way. The Mind is a living miracle, available better than we could immagine; the theatre is a powerful tool to get deeply its power! But what beyond our discussions?
Prepare for becoming part of a new way to discuss with your right emisphere.
Explore the real power of hypnosis, dramatherapy and cinema-dramatherapy and get away its magic and false misconceptions.
Work nicely with us to create our friendship and the warmth of our curiosity and mind’s exploration.
Learn, enjoy and get excited!
Help yourself adapt to altering life-style changes..if there’s one constant in our life today it’s change; from every direction and faster than ever.
Let’s make the dream a reality...and much much more! Contact and interface with our staff; psychiatrists and psychologists will help you to get your life better!I’m just looking forward to seeing your messages here!

"It does not take much strength to do things, but it requires great strength to decide on what to do" Elbert Hubbard

mercoledì 10 giugno 2009

Dramatherapy, W Berenger! Ti ho amato, ti ho vissuto, che bello giocare con te!

@ Il Capitano
su Dramatherapy: Rhinoceros Outbreak, the Dream of a False Freedom

Tanta ragione c’è nelle tue parole, tanta consapevolezza e condivisione nei tuoi pensieri.
Personalmente ritengo che “vivere” sia quanto di più difficile ed entusiasmante l’uomo possa fare e “consciamente concepire” nel breve attraversare le strade del mondo, della storia, del tempo. Di ogni momento se in quel momento è racchiuso il “tutto”.
Si, vivere, e non respirare. Vivere e non sopravvivere. Vivere e non solo… vivere.
Perché in quel verbo, quello con la V maiuscola, c’è l’unica, profonda, riconoscibile essenza del nostro essere.. qui! Le impronte del nostro passaggio. La spiegazione della presenza. L’eternità.
Un giorno vissuto, vivrà in eterno.
Un amore vissuto vivrà in eterno.
Una vita vissuta, posseduta, amata, condivisa, rispettata ma condotta con decisione ed entusiasmo -nella sua meravigliosa unicità– verso il sogno più ardito o la certezza più appagante (perché non v’è differenza) vivrà in eterno.

Nelle idee, nei ricordi, negli affetti che non temono il silenzio. Nelle parole che attraversano gli spazi, il tempo, la stupida paura della materia che si distrugge. In ciò che si è fatto, giusto o sbagliato che sia, ma specchio e autentica visione di una coscienza libera, orgogliosa, anche di sbagliare. Perché questo tempo non perdona gli sbagli, caro amico mio. L’uomo non perdona più se stesso, la sua imperdonabile immobilità mentale, vittima atrofica dell’uniformità che consola, ed emulsiona il dolore. Non perdona l’idea dell’uguaglianza e della diversità. O peggio e sempre più spesso non ne riconosce la differenza e non sa dunque comprenderne felice l’una… accettarne con gioia l’altra. Ecco dunque mandrie allo sbando, rinoceronti impazziti e furiosi che invadono piazze e coscienze, devastando tutto quello che trovano al passaggio, con la forza brutale ed oppressiva degli slogan e della catalogazione. Il pensiero, non più e giammai espressione dell’essere, ma istinto ed ingegno al subdolo benessere del branco. Li dove l’animale si sente protetto. Parte di più solitudini che vicine si sostengono, parte di qualcosa, indefinito semmai, ma meglio che di se stesso. Depauperato della sacra linfa. Si, Gianni, questa è paura di vivere, perché vivere è anche accettare di ritrovarsi “fuori” dal branco, dove è più difficile difendersi. Questa è paura di trovarsi un bel giorno soli con se stessi ed accorgersi del vuoto intrappolato nella pelle. “L’insostenibile leggerezza dell’essere” gridava Kundera. Tanto insostenibile quanto vittima dei propri mali.

La rinocerontite cura amico mio. Potrai ferito nell’orgoglio, disconoscere le mie parole e potrai farlo come io ho fatto prime di te, ma accorgerti che la rinocerontite è intorno a te tutti i giorni come un vaccino universale che guarisce e protegge. Tanto quanto l’indifferenza, le dittature, le repressioni, le malattie indotte, la fame procurata, i diritti calpestati, i disboscamenti autorizzati, le guerre sante, ed ogni altro crimine compiuto in nome del progresso e del benessere comune. La rinocerontite sta nel silenzio del mondo e nell’omertà degli esseri umani, nell’accettazione di catene e prigioni invisibili che ci legano al più forte -il capo branco- e nel riconoscerlo come tale, nel seguirlo a testa bassa ovunque abbia deciso di condurci. Fosse anche la morte, morte sia!

Poveri. Povero lo spirito che non vede. Povero lo spirito che vede e non parla. Disperato lo spirito che parla e non viene ascoltato. Viva Berenger e tutti i Berenger della storia che nonostante tutto hanno alla fine imbracciato il fucile e difeso qualcosa che valeva la pena veramente difendere. La propria voce tra tutte le voci. La propria idea tra tutte le idee, la propria vita ineguagliabile inimitabile meravigliosamente unica tra tutte le vite. Ed hanno scelto di rimanere…uomini. Liberi.

Prendiamolo quel giocattolo Gianni, amico mio, ammiriamolo nella sua bellezza, entusiasmiamoci per la sua perfezione, lasciamoci prendere dall’euforia e dalla sana pazzia di condividerne e comprenderne i meccanismi perfetti. Accettiamo l’idea che un giorno si romperà, che saremo noi stessi a romperlo, che dovremo essere noi un giorno a guardarlo ormai logoro e disfatto tra le mani ma consapevoli e felici di dire ti ho amato, ti ho vissuto, che bello è stato giocare con te! Quello ne sono certo sarà un Gran Giorno.
Buona vita, compagni di viaggio.

1 commento:

Dedalo ha detto...

Con la curiosità negli occhi. La vita è un’avventura, ogni giorno è un’avventura. Cosa proverò oggi, cosa capirò, cosa vedrò? La vita andrebbe forse vissuta con la curiosità negli occhi. Apprezzare il viaggio, che ha un valore suo, a prescindere dalla meta che ci siamo prefissati e che non è detto che raggiungeremo. Magari ne raggiungeremo un’altra, e ci potrà far capire certe cose e provare certe sensazioni. La vita è un viaggio. Questo discorso sull’importanza del viaggio, a prescindere dalla meta, è venuto fuori l’anno scorso in uno degli incontri dell’atelier. Forse è un modo per non avere paura che i nostri programmi sulla nostra vita non si realizzino. Io a volte ho questa paura. C’è una corrente di pensiero che dice che un modo per non soffrire è non avere desideri. “Ma perché dovrei rinunciare a qualcosa che provo?”, mi sono detto qualche giorno fa. Non sarebbe meglio accettare la vita? Accettarla come un’avventura, e viverla con curiosità, anche giocarci se lo vogliamo. Si possono fare errori, si può fare la cosa giusta, ciò fa parte del gioco. Così come fanno parte del gioco i sentimenti e i desideri. In fondo la vita non è mica sotto il nostro controllo. Tanto vale sederci a questa taverna che è la vita, per usare un’immagine evocata in un nostro incontro, e toccare posate, bicchieri, piatti, bottiglie di vino, sentire la sedia sotto il nostro sedere, magari allungare le gambe se uno vuole, se no alzarsi e farsi un giro tra i tavoli, prendersi una coscia di pollo con le mani, sentire il grasso e l’olio sulle dita, prendere con le nostre mani il pane che il cameriere ha affettato e toccato con le sue mani e ci ha portato insieme alle posate, sederci accanto agli altri commensali, ridere delle battute, ascoltare, parlare, dire la nostra, strofinarci con qualcun altro mentre cerchiamo di passare tra due sedie, stringere mani, e poi rimettersi a bere e mangiare. Sporcarsi con la vita. Decidere se viverla o meno. Ma non viverla con più paura di quella che è giusto, perché anche la paura è un sentimento umano: che la paura sia una delle modalità con le quali siamo e ci esprimiamo, ma che non sia la nostra guida. Dice il Director in uno dei suoi post: “Non è forse sempre la vita con i suoi improvvisi, grotteschi, "assurdi” eventi a tentare il risveglio della coscienza? Atto doloroso…” E aggiunge: “Non serve la logica a rassicurare l’anima e Berenger non ha più nessuno con cui “fare anima”; l’universo, da un certo momento-spazio in poi, ha imparato ad “urlare” nella collisione di sue due stelle, ma questo non ha aggiunto alcuna verità che conforti. Necessario riscoprirsi naviganti e sapere che le stelle, per qualche strana studiata convenzione, possono aiutarti.”. C’è un’ultima cosa di cui vorrei scrivere e che voglio condividere con voi. Riguarda il fatto che nella vita ci si possa sentire o ritrovare soli. Nell’ultimo incontro del nostro gruppo teatrale, il Director ha chiesto a Gianni di “vivere” il Berenger della fine dell’ultimo atto, quando rimane l’ultimo umano sulla faccia della terra. Gianni è stato bravissimo. Ad un certo punto ha detto “Non ce la faccio”. Ho sentito un brivido. In quelle parole avevo letto un pensiero di morte. Io in quel momento avrei voluto affermare con forza, gridare: “Io ce la faccio!!!”. Nei panni di quel Berenger di fine terzo atto, pur sentendo tutta la disperazione e i rimpianti, io ero ancora vivo, e volevo restarci.

DRAMATHERAPY WORKSHOPS (2004-2009)

Ciclo di Conferenze-Dibattito 2010, aperte al pubblico

organizzate dall' Atelier di Drammaterapia Liberamente -h. 20,00,in sede-

-09 aprile, Il Teatro che cura, dal drama alla drammaterapia + Laboratorio
-07 maggio, La lezione di Grotowsky + Laboratorio
-04 giugno, la Cinematerapia e la Cinema-dramaterapia + Laboratorio
-02 luglio, l'Hypnodrama + Laboratorio: il Ritorno del Padre
(nuova programmazione a settembre)

Gli incontri, aperti su prenotazione, condurranno i partecipanti lungo un percorso informativo, spesso provocatorio e divertente, tra le possibilità e le risorse della mente. I seminari e le conferenze -a carattere educativo e divulgativo - sono indirizzati ad pubblico non professionale, ma anche a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della Drammaterapia, quindi educatori, operatori sociali, insegnanti, medici e psicologi La partecipazione agli incontri è gratuita, su prenotazione alle pagine del sito o telefonando alla segreteria scientifica, tel. 340-3448785 o segnalandosi a info.atelier@dramatherapy.it

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