Le "Storie di Cronopios e di Famas" di Julio Cortazar ci riportano a una conoscenza di noi e, quindi, dell'Altro, attraverso quel pensiero divergente che forse non ci hanno insegnato a utilizzare o, addirittura, abbiamo appreso a evitare! Come farci aiutare dalla Lezione dello scrittore verso l’autenticità?
Quando Cortazar, come in un tentativo cosmogonico, mette tre genie di esseri assoluti ad essere attraversati dal fato, egli scompone e ricompone la realtà, ovvero il nostro modello del mondo e in fondo l’essenza delle domande dell’Uomo. Le tre sottospecie (perché la specie è quella umana) sono i Cronopios, I Famas e le Speranze. Le domande fondamentali: dove sono, con chi sono, dove vado. Il problema delle origini -da dove provengo- è invece sorpassato, quasi a suggerire che siano i comportamenti a descrivere la realtà, a “costruirla”.
Questi esseri, i Cronopios ed i Famas, sono nella loro condizione immanente, imprigionati ad esprimere il loro ufficio, nella totale libertà di esplorarlo all’infinito ed ogni categoria, dobbiamo pensare, ha una complessità infinita da esprimere. Nell’equilibrio instabile dato dall’interazione delle tipologie di esseri, come in un quadro di Pieter Bruegel, dove follia ed ordine sembrano danzare insieme, possiamo così ravvisare l’identità complessa e contraddittoria delle tensioni dell’Uomo. Il loro sempre differente decantarsi in precipitato e solvente, infinitamente possibile.
Ontologicamente, tuttavia, Cortazar introduce tra i Cronopios, pervasi da così sana follia ed i Famas, così folli nella loro prevedibile organizzazione, un terzo tipo di esseri, appunto le Speranze, intermediari indefessi tra gli altri due. Questo inserimento è piuttosto “romantico”! Sembrerebbe recuperare la domanda inevasa -ma l'Autore non lo dice-; aspira, se non alla conciliazione, almeno al compromesso tra i Conopios ed i Fama, quasi come lontano ricordo, riconoscimento di un’unica creazione e, forse, creatore.
Come si diceva, ogni tipo in sé ha profondamente inscritta l’altra metà inevasa, l’elemento di chiara appartenenza all’altro. E sì che un Fama –suggerisce il pensiero di Italo Calvino-, nel suo compatto rigore, espresso sino al parossismo, esprime un agire “folle” che molto ricorda le caratteristiche di un Cronopio. Ed in fondo, domandiamoci, il suo non è l’estremo tentativo, portato sino all’eroismo, di salvare il Mondo dal Chaos? E un Cronopio, nella sua infinità esasperata sregolatezza e quasi sistematica capacità di eludere il consueto, la tradizione, le regole e abbandonarsi all’infrazione, non persegue forse un intento anancastico proprio della psicologia di un Fama?
Il Laboratorio di qualche giorno fa (Workshop Io Ritualisticamente) è stato “totale”. Ha esplorato identità fisica e psicologica, reale ed immaginaria, esplicita o anche performata dei partecipanti, tutti invitati a ringraziare il pensiero di Cortazar.
Director.
Questi esseri, i Cronopios ed i Famas, sono nella loro condizione immanente, imprigionati ad esprimere il loro ufficio, nella totale libertà di esplorarlo all’infinito ed ogni categoria, dobbiamo pensare, ha una complessità infinita da esprimere. Nell’equilibrio instabile dato dall’interazione delle tipologie di esseri, come in un quadro di Pieter Bruegel, dove follia ed ordine sembrano danzare insieme, possiamo così ravvisare l’identità complessa e contraddittoria delle tensioni dell’Uomo. Il loro sempre differente decantarsi in precipitato e solvente, infinitamente possibile.
Ontologicamente, tuttavia, Cortazar introduce tra i Cronopios, pervasi da così sana follia ed i Famas, così folli nella loro prevedibile organizzazione, un terzo tipo di esseri, appunto le Speranze, intermediari indefessi tra gli altri due. Questo inserimento è piuttosto “romantico”! Sembrerebbe recuperare la domanda inevasa -ma l'Autore non lo dice-; aspira, se non alla conciliazione, almeno al compromesso tra i Conopios ed i Fama, quasi come lontano ricordo, riconoscimento di un’unica creazione e, forse, creatore.
Come si diceva, ogni tipo in sé ha profondamente inscritta l’altra metà inevasa, l’elemento di chiara appartenenza all’altro. E sì che un Fama –suggerisce il pensiero di Italo Calvino-, nel suo compatto rigore, espresso sino al parossismo, esprime un agire “folle” che molto ricorda le caratteristiche di un Cronopio. Ed in fondo, domandiamoci, il suo non è l’estremo tentativo, portato sino all’eroismo, di salvare il Mondo dal Chaos? E un Cronopio, nella sua infinità esasperata sregolatezza e quasi sistematica capacità di eludere il consueto, la tradizione, le regole e abbandonarsi all’infrazione, non persegue forse un intento anancastico proprio della psicologia di un Fama?
Il Laboratorio di qualche giorno fa (Workshop Io Ritualisticamente) è stato “totale”. Ha esplorato identità fisica e psicologica, reale ed immaginaria, esplicita o anche performata dei partecipanti, tutti invitati a ringraziare il pensiero di Cortazar.
Director.
Nessun commento:
Posta un commento