Conosco, ma non mi interessa il corpo dell'attore in teatro. Su questo, maestri lontani sino ad uno più recente come Jaques Lecoq hanno lavorato e scritto moltissimo. Più importante, in questo contesto, i riferimenti al lavoro che si fa con il corpo e le sue percezioni in drammaterapia. Parto da un contesto apparentemente lontano: Castaneda. Il famoso antropologo allievo dello sciamano inventa dei passi, dei movimenti che avvitano il corpo e si avvitano su di esso per permettere che entri in un mondo "altro" e penso ai passi "magnetici" di una ipnosi prima maniera, ai toccamenti "terapeutici" della bioenegetica, dunque a tutta quella pratica creativa che vuole nel contatto sensibile con l'altro la possibilità di una comunicazione privilegiata, oltre ogni concetto di privacy, ma che inerisce ai sentieri per l'anima. Intendiamo qui L''accezione di anima è qui intesa laicamente; ess riguarda la dimensione metasensibile del nostro psichismo.
Nello statuto del CDIOT, il director ricorre al contatto con l'attore ogni qualvolta un elemento della drammaturgia si accomoda nella facilità del consueto, si nasconde nelle pieghe della tecnica attoriale, frena dinnanzi all'impatto con un catarsi difficile, accellerà nella fuga della scoperta. Ogni qualvolta...è valutato possibile e corretto, ovviamente.
Allora, dove l'attore fatica a connettere lo stato emotivo suscitato da quanto del testo filtra nella sua dimensione più privata, vi sono mani che segnalano catene muscolari, che abbracceranno la pena e spingeranno gli occhi alla visione compassionevole. Che permetteranno di accettarsi nella parte difficile o renderanno volutamente arduo il percorso verso la battuta.
Foto Backstage Sonia, il Resto della Mia Vita, Novembre 2011, Paolo Nardella alle prese con una parte. |
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