@ Director
As mind master of the CDIOT, this gives me the opportunity to open a discussion on the fascinating Mind's Creative Processes and the Theatre. So I invite you to join our community, getting it prestigious, because it will be built with your intuitions and questions, meditation and inner answers. This is the place where you can use the freedom to express your doubts and you ideas, sharing with the others the research of your way. The Mind is a living miracle, available better than we could immagine; the theatre is a powerful tool to get deeply its power! But what beyond our discussions?
Prepare for becoming part of a new way to discuss with your right emisphere.
Explore the real power of hypnosis, dramatherapy and cinema-dramatherapy and get away its magic and false misconceptions.
Work nicely with us to create our friendship and the warmth of our curiosity and mind’s exploration.
Learn, enjoy and get excited!
Help yourself adapt to altering life-style changes..if there’s one constant in our life today it’s change; from every direction and faster than ever.
Let’s make the dream a reality...and much much more! Contact and interface with our staff; psychiatrists and psychologists will help you to get your life better!I’m just looking forward to seeing your messages here!
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"It does not take much strength to do things, but it requires great strength to decide on what to do" Elbert Hubbard
martedì 29 novembre 2011
lunedì 28 novembre 2011
COME LAVORA IL NOSTRO "TEATRO DRAMMATERAPICO"
Foto dal Backstage Sonia, Novembre 2011, director e Livia Gagliardi in un passaggio interpretativo |
Nel CDIOT ogni ruolo e parte viene discussa, esplorata, dissezionata nelle sue realzioni con le altre cosi che essa appartiene ed è conosciuta da ogni interprete. Ci riferiamo ad una conoscenza oggettiva dei significati del testo e di quella che avviene all'interno di una elaborazione degli stessi, privata ed estremamente individuale e poi gruppale ad opera del gruppo. Questo facilita le dinamiche relazionali oltre quella intrapsichica e crea un "medium" comunicativo implicito, capace di accogliere cambiamenti ed ulteriori rimodellamenti della parte.
La lettura registica di quanto avviene, in questa prima parte del lavoro sul testo, permette la riscrittura dello stesso, ove necessaria, a fronte degli input ed output ricevuti. Ne esce una rivisitazione drammaturgica dell'opera, che pur rispettando le tematiche originali, nè sottolinea le puculiarità speculari al lavoro gruppale (prima fase del Creative Drama).
E' quest'ultimo il testo che costituisce lo stimolo per il processo drammaterapico, una volta che si arriva alla fase performativa delle prove (fase del In-Out Theatre). Infatti, le "risposte" registiche a quanto osservato e valutato funzionano nell'interprete quali "tagli cesarei" per l'emergenza di "drama" e poi come costruzione della piece drammaterapica (seconda fase del Creative Drama e fase In-Out Theatre).
Durante questa costruzione -che procede dallo svestimento del formale, l'enucleamento del simbolico e il rinvestimento oggettuale), conduzione ed interpetazione lavorano "fianco a fianco" per un unico processo drammaterapico.
La lettura registica di quanto avviene, in questa prima parte del lavoro sul testo, permette la riscrittura dello stesso, ove necessaria, a fronte degli input ed output ricevuti. Ne esce una rivisitazione drammaturgica dell'opera, che pur rispettando le tematiche originali, nè sottolinea le puculiarità speculari al lavoro gruppale (prima fase del Creative Drama).
E' quest'ultimo il testo che costituisce lo stimolo per il processo drammaterapico, una volta che si arriva alla fase performativa delle prove (fase del In-Out Theatre). Infatti, le "risposte" registiche a quanto osservato e valutato funzionano nell'interprete quali "tagli cesarei" per l'emergenza di "drama" e poi come costruzione della piece drammaterapica (seconda fase del Creative Drama e fase In-Out Theatre).
Durante questa costruzione -che procede dallo svestimento del formale, l'enucleamento del simbolico e il rinvestimento oggettuale), conduzione ed interpetazione lavorano "fianco a fianco" per un unico processo drammaterapico.
domenica 27 novembre 2011
Drammaterapia e Tecniche Drammaterapiche
Foto da Backstage Sonia, Novembre 2011. Livia Gagliardi e Paolo Nardella in prove di scena |
Foto Backstage Sonia, Novembre 2011
Spesso, durante il lavoro di "montaggio" di una piece, chiedo ad un diverso interprete di abitare "la casa ed i congiunti" di un altro personaggio, i suoi guai affettivi ed i suoi momenti di gloria, alla stessa stregua di quando, nella visione di un film, usiamo inconsapevolmente le scene per diventare inquilini provvisori di quella pellicola. Questa tecnica possiede lo scopo di avviare nell'interprete "designato" ed in quello "supplente" un interessante processo di revisione dell'ovvietà di quanto sta avvenendo. Infatti sulla scena accade una cosa che è comune nella realtà. Una sorta di adattamento immediato, di incorporazione degli elementi riconoscibili ed espulsione di quelli estranei e quindi non più disponibili nel lavoro drammaterapico. Ottenere il risultato con il minimo dello sforzo ed un convincente compromesso in quanto a risultato è la strada che solitamente è adottata da ognuno, che si stia camminando per strada o sopra un palco. Lo spostamento tra personaggi ed interpreti permette invece di rimettere in gioco le risorse e possibilità accantonate.
Spesso, durante il lavoro di "montaggio" di una piece, chiedo ad un diverso interprete di abitare "la casa ed i congiunti" di un altro personaggio, i suoi guai affettivi ed i suoi momenti di gloria, alla stessa stregua di quando, nella visione di un film, usiamo inconsapevolmente le scene per diventare inquilini provvisori di quella pellicola. Questa tecnica possiede lo scopo di avviare nell'interprete "designato" ed in quello "supplente" un interessante processo di revisione dell'ovvietà di quanto sta avvenendo. Infatti sulla scena accade una cosa che è comune nella realtà. Una sorta di adattamento immediato, di incorporazione degli elementi riconoscibili ed espulsione di quelli estranei e quindi non più disponibili nel lavoro drammaterapico. Ottenere il risultato con il minimo dello sforzo ed un convincente compromesso in quanto a risultato è la strada che solitamente è adottata da ognuno, che si stia camminando per strada o sopra un palco. Lo spostamento tra personaggi ed interpreti permette invece di rimettere in gioco le risorse e possibilità accantonate.
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Drammaterapia e Processo Drammaterapico
IL CORPO DELL'ATTORE NEL TEATRO DRAMMATERAPICO
Conosco, ma non mi interessa il corpo dell'attore in teatro. Su questo, maestri lontani sino ad uno più recente come Jaques Lecoq hanno lavorato e scritto moltissimo. Più importante, in questo contesto, i riferimenti al lavoro che si fa con il corpo e le sue percezioni in drammaterapia. Parto da un contesto apparentemente lontano: Castaneda. Il famoso antropologo allievo dello sciamano inventa dei passi, dei movimenti che avvitano il corpo e si avvitano su di esso per permettere che entri in un mondo "altro" e penso ai passi "magnetici" di una ipnosi prima maniera, ai toccamenti "terapeutici" della bioenegetica, dunque a tutta quella pratica creativa che vuole nel contatto sensibile con l'altro la possibilità di una comunicazione privilegiata, oltre ogni concetto di privacy, ma che inerisce ai sentieri per l'anima. Intendiamo qui L''accezione di anima è qui intesa laicamente; ess riguarda la dimensione metasensibile del nostro psichismo.
Nello statuto del CDIOT, il director ricorre al contatto con l'attore ogni qualvolta un elemento della drammaturgia si accomoda nella facilità del consueto, si nasconde nelle pieghe della tecnica attoriale, frena dinnanzi all'impatto con un catarsi difficile, accellerà nella fuga della scoperta. Ogni qualvolta...è valutato possibile e corretto, ovviamente.
Allora, dove l'attore fatica a connettere lo stato emotivo suscitato da quanto del testo filtra nella sua dimensione più privata, vi sono mani che segnalano catene muscolari, che abbracceranno la pena e spingeranno gli occhi alla visione compassionevole. Che permetteranno di accettarsi nella parte difficile o renderanno volutamente arduo il percorso verso la battuta.
Foto Backstage Sonia, il Resto della Mia Vita, Novembre 2011, Paolo Nardella alle prese con una parte. |
Drammaterapia, Sonia tra Memorie e Presente
Foto da Backstage Sonia, Novembre 2011, Livia Gagliari e Sabina Bocci, Creative Drama & In-Out Theatre |
Stessi luoghi per vicende differenti. E' questa la dimensione contraddittoria delle relazioni umane, che si guardi a contesti sociali o al microcosmo familiare. "Posso aiutarti?". No, probabilmente la Sorella non potrebbe mai aiutare Sonia o almeno per come lei vorrebbe o forse non sa ancora. Se il dolore è in fondo la vera anima dell'universo, questo, invece, congela le storie degli individui sino al punto che neanche un vero amore può tentare di svegliare. L'amore è un dono, na sorpresa, e chi pensa di non meritarlo non ha un luogo dove farlo poggiare, farsi vedere. La Sorella uscirà dalla stanza perplessa, profondamente turbata all'immagine di quei fogli distrattamente tenuti tra le mani di Sonia. La sceneggiatura più privata non è scrittta lì sopra, mentre i suoi occhi hanno smesso di cercare. Lei, la sorella, riprenderà il corso della sua personale vicenda, diversa da quella di Sonia, con stesse mura, stessi genitori, stessa violenza o amore, stesso cielo e terra sotto.
PROJETO JOVEM al Nuovo Cinema Aquila con la pièce del Creative Drama In-Out Theatre
Venerdì 2 Dicembre, a partire dalle 20.30, il Nuovo Cinema Aquila propone una serata di raccolta fondi per la ONLUS italiana ‘Il Sorriso dei miei bimbi’ -che lavora nel cuore della più grande favela del Sudamerica, Rocinha, a Rio de Janeiro– e per il loro Projecto Jovem.
27/11/2011 - "Il Sorriso dei miei Bimbi” si occupa, in Brasile, di educazione infantile e formazione giovanile: in favore dell'infanzia e dell'adolescenza bisognosa, abbandonata, bistrattata, trasmette ogni giorno l'antidoto della conoscenza a chi viene sistematicamente negato per distinzione di razza e provenienza sociale. Nell’arco di dieci anni si è conquistata il rispetto e l'affetto della comunità di Rocinha, che oggi si stringe attorno al loro lavoro. Per sostenere le loro iniziative contro povertà e abbandono, e promuovere assieme a loro il diritto alla vita, anche il Nuovo Cinema Aquila ha voluto esserci, mettendo in atto una serata di raccolta fondi (versamento minimo: 10 euro) e chiamando all’appello diverse altre realtà artistiche e culturali (nel campo del teatro, del cinema e della fotografia), sensibili a urgenti tematiche sociali riguardanti il nostro paese, ma in un certo qual modo affini a quelle che la ONLUS si trova quotidianamente ad affrontare a Rocinha.
La serata si aprirà alle 20 con la proiezione di un breve video che testimonia le attività del PROJECTO JOVEM, presentato dal direttore del Nuovo Cinema Aquila Fabio Meloni, dal Presidente della ONLUS Sol.Co. Solidarietà e Cooperazione Mario Monge e dal segretario italiano de “Il Sorriso dei miei Bimbi” Lorenzo Lipparini.
Alle 21 sarà il momento del teatro, con il Creative Drama & In-Out Theatre e il loro notevole esempio di Cinema-Dramaterapia: la pièce SONIA, IL RESTO DELLA MIA VITA… OVVERO OLTRE I POSTI DELL’AMORE, scritta dallo psicoterapeuta E. Gioacchini e F. Pitorri e diretta da E. Gioacchini. Gli interpreti sono Sabina Bocci, Tonina Cavaliere, Gianni De Angelis, Giuliana Falaschi, Maria Frasca, Carmen Tufo, Dalila Muntoni, Gagliardi Livia, Pino Gencarelli, , Lucrezia Gioacchini, Paolo Nardella, Angela Ronconi, Spartaco Pelle e Giulio Zavagnini. Dense le implicazioni, qui esplicate dalle parole del regista stesso, che pervadono il percorso tutto mentale che ci avvicina a Sonia, ennesimo esempio di gioventù abbandonata, che sogna di fuggire, prigioniera dell’illusione, come molti abitanti di Rocinha.
“Se cinema e teatro da sempre hanno preso vita dalle nostre storie ed a quelle rimandato, scavando nella nostra sensibilità e desiderio di essere ascoltati, nella drammaterapia e nella cinema-dramaterapia essi diventano strumenti capaci di evocare con forza, contenere con privatezza e ristrutturare verso l’autenticità. Perché nel teatro, ad esempio, non si può fingere di ‘fingere’ e lo smascheramento intenso e tuttavia discreto che ha luogo diventa dono verso se stessi e verso gli altri, come dice la lezione profonda di Grotowsky.
E’ con questa intenzione che la Compagnia del Creative Drama & In-Out Theatre mette in scena una sua drammaturgia, laboratorio aperto con il pubblico, performance che desidera muovere l’iconografia personale di chi performa ed assiste, attraverso riprese video e scene di teatro. Nessuna intenzione ‘terapeutica’, né saggio di teatro in senso stretto, ma le storie personali e invisibili degli interpreti che danno anima ai personaggi di una vicenda rappresentata, che si muove tra schermo e palco di una compagnia di vero ‘teatro drammaterapico’. Sonia è una giovane come tante, state e che saranno, schiacciata dalla responsabilità del vivere, senza aver ricevuto abbastanza per credere in se stessa. Al posto di questa credibilità nelle proprie energie, l’aspetto illusorio di idealismi e tentativi di vivere. SONIA, IL RESTO DELLA MIA VITA è il titolo della pièce ed è appunto quello che rimane e che può essere costruito a essere protagonista delle scene rappresentate. Il sottotesto recita …OVVERO OLTRE I POSTI DELL’AMORE, di quello non conosciuto, di quello ingannato. Una carezza può far male, se ne risveglia un’assenza troppo lunga o esistita da sempre. Eppure, non vi è via di mezzo: la strada avanti chiede di essere percorsa, con affanno, incertezza, ma non a ritroso. Persino l'inconscio, così incline sul lettino dell'analista ad avere il suo ‘momento di gloria’, parlando del passato, si esprime al presente e di quest'ultimo, in fondo, terrifica le vicende già vissute e le speranze intatte e tuttavia nascoste. Sonia apprenderà attraverso un faticoso percorso nella vita degli altri a conoscere ‘il resto’ della propria, a non nutrirlo solo in una maternità che consola, ma piuttosto che la sua identità.”
sabato 26 novembre 2011
Sonia il Resto della Mia Vita, Piece Cinema-Dramaterapica in quattro atti del Creative Drama & In-Out Theatre
ovvero...oltre i posti dell'amore.
Pièce Cinema-Dramaterapica di E. Gioacchi e F. Pitorri
Regia E. Gioacchini
2 dicembre 2011, h.20.30
Cinema Nuovo Aquila , Via Aquila 68
Euro 10,00, a favore del "projecto jovem" sponsorizzato dall'Associazione Onlus
"Il Sorriso dei Miei Bimbi" -
Come director di questa Compagnia e con il supporto dell'Atelier LiberaMente, sono molto contento di destinare la filosofia e l'impegno del nostro lavoro artistico ad una iniziativa così importante e concreta: aiutare l'infanzia di una favela brasiliana ad avere istruzione. Questo comporta lo sviluppo di quella libertà che è possibile per l'individuo solo a patto di non vivere nell'umiliazione di avere negato il potere della conoscenza, quello che permette di scegliere tra il fare gisto e sbagliato.
Non deve esistere casta per il sapere e, per noi che approfondiamo il discorso del teatro, come opzione ludica per lo sviluppo delle nostre risorse, è fondamentalmente etico rivolgere il pensiero ed il nostro supporto a chi l'istruzione basilare per difendersi e crescere non può avere. Pericolosa pregiudiziale, quindi, alle possibilità del destino.
Un ringraziamento all'Associazione Il Sorriso dei Miei Bimbi ed al Cinema Nuovo Aquila, che da molto tempo oramai sponsorizzano con un aiuto tangibile le campagne destinate ad aiutare l'emarginazione, lo sfruttamento, la povertà vera.
Nella drammaturgia che rappresenteremo, ho sottolineato a quattro mani con F. Pitorri quanto non esista luogo elettivo per il dolore, per la povertà affettiva, come non ne esiste uno particolare per l'amore e la crescita. Nello stesso tempo, la responsabilità di quanto avviene nel micro e macrocosmo delle nostre relazioni familiari, sociali, politiche ed economiche non può essere più sottovalutata. Compete ad ognuno dare il proprio contributo in quella che definisco "fabrica" del vivere sociale. L'individualismo esasperato non può più proteggere nell'anonimato dell'interesse del solo singolo, senza che prima o poi vi sia un ricasco anche nel collettivo. Dare le responsabilità alla "globalizzazione"di quanto avviene nelle aree più bisognose del pianeta, ma oggi anche in quelle fino a poco tempo fa considerate meno a rischio di povertà, significa in parte deresponsabilizzare l'azione del singolo, sottrargli il potere dell'associazionismo per la difesa del proprio pensiero e dei propri diritti. E le recenti spontanee convention di gruppi di "indignados" nei luoghi del "potere", della "decisione", delle "regole" sta a significare poprio questo: la riconsiderazione di una democrazia veramente autentica. Questa deve poter albergare nello spazio privato e nello spazio pubblico, nel discorso sociale e nella sua prassi politica.
Potrebbe sembrare di essersi spinti lontani dal soggetto e dalla piece in oggetto con queste considerazioni, ma basterebbe pensare a come indigenza, carenza affettiva e difficoltà determinano i destini degli uomini, per comprendere che anche Sonia ha diritto a ricercare e comprendere il "Resto della Sua Vita". Grazie alla compagna di scrittura, agli attori, a tutti i collaboratori ed amici ed in bocca al lupo!
E. Gioacchini
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pièce cinema-dramaterapica
Ubicazione:
Roma, Italia
mercoledì 2 novembre 2011
Drammaterapia & Relazione
L'esperienza con l'altro. Questo vertiginoso smascheramento della nostra fragilità al posto di quell'investitura magica che, invece, vuoi ti faccia potente negli occhi dell'altro! Il denudamento dal falso coraggio di essere se stessi.
Desideralo, questo tuo posto nello schieramento anonimo o personale degli altri! Occupalo questo tuo tempo, finché dura e sii pronto alle costanti chiamate che la vita fa, intorno e dentro di te.
Io Ritualisticamente, Scomposizione e Rimodellamento del Reale. Reading Performativo sul pensiero di J. Cortazar, Roma 28.10.11 |
Desideralo, questo tuo posto nello schieramento anonimo o personale degli altri! Occupalo questo tuo tempo, finché dura e sii pronto alle costanti chiamate che la vita fa, intorno e dentro di te.
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Creative Drama e In-Out Theatre
Ubicazione:
Via di Tor Fiorenza, 35, 00199 Roma, Italia
Io Ritualisticamente, Scomposizione e Rimodellamento del Reale.
Le "Storie di Cronopios e di Famas" di Julio Cortazar ci riportano a una conoscenza di noi e, quindi, dell'Altro, attraverso quel pensiero divergente che forse non ci hanno insegnato a utilizzare o, addirittura, abbiamo appreso a evitare! Come farci aiutare dalla Lezione dello scrittore verso l’autenticità?
Quando Cortazar, come in un tentativo cosmogonico, mette tre genie di esseri assoluti ad essere attraversati dal fato, egli scompone e ricompone la realtà, ovvero il nostro modello del mondo e in fondo l’essenza delle domande dell’Uomo. Le tre sottospecie (perché la specie è quella umana) sono i Cronopios, I Famas e le Speranze. Le domande fondamentali: dove sono, con chi sono, dove vado. Il problema delle origini -da dove provengo- è invece sorpassato, quasi a suggerire che siano i comportamenti a descrivere la realtà, a “costruirla”.
Questi esseri, i Cronopios ed i Famas, sono nella loro condizione immanente, imprigionati ad esprimere il loro ufficio, nella totale libertà di esplorarlo all’infinito ed ogni categoria, dobbiamo pensare, ha una complessità infinita da esprimere. Nell’equilibrio instabile dato dall’interazione delle tipologie di esseri, come in un quadro di Pieter Bruegel, dove follia ed ordine sembrano danzare insieme, possiamo così ravvisare l’identità complessa e contraddittoria delle tensioni dell’Uomo. Il loro sempre differente decantarsi in precipitato e solvente, infinitamente possibile.
Ontologicamente, tuttavia, Cortazar introduce tra i Cronopios, pervasi da così sana follia ed i Famas, così folli nella loro prevedibile organizzazione, un terzo tipo di esseri, appunto le Speranze, intermediari indefessi tra gli altri due. Questo inserimento è piuttosto “romantico”! Sembrerebbe recuperare la domanda inevasa -ma l'Autore non lo dice-; aspira, se non alla conciliazione, almeno al compromesso tra i Conopios ed i Fama, quasi come lontano ricordo, riconoscimento di un’unica creazione e, forse, creatore.
Come si diceva, ogni tipo in sé ha profondamente inscritta l’altra metà inevasa, l’elemento di chiara appartenenza all’altro. E sì che un Fama –suggerisce il pensiero di Italo Calvino-, nel suo compatto rigore, espresso sino al parossismo, esprime un agire “folle” che molto ricorda le caratteristiche di un Cronopio. Ed in fondo, domandiamoci, il suo non è l’estremo tentativo, portato sino all’eroismo, di salvare il Mondo dal Chaos? E un Cronopio, nella sua infinità esasperata sregolatezza e quasi sistematica capacità di eludere il consueto, la tradizione, le regole e abbandonarsi all’infrazione, non persegue forse un intento anancastico proprio della psicologia di un Fama?
Il Laboratorio di qualche giorno fa (Workshop Io Ritualisticamente) è stato “totale”. Ha esplorato identità fisica e psicologica, reale ed immaginaria, esplicita o anche performata dei partecipanti, tutti invitati a ringraziare il pensiero di Cortazar.
Director.
Questi esseri, i Cronopios ed i Famas, sono nella loro condizione immanente, imprigionati ad esprimere il loro ufficio, nella totale libertà di esplorarlo all’infinito ed ogni categoria, dobbiamo pensare, ha una complessità infinita da esprimere. Nell’equilibrio instabile dato dall’interazione delle tipologie di esseri, come in un quadro di Pieter Bruegel, dove follia ed ordine sembrano danzare insieme, possiamo così ravvisare l’identità complessa e contraddittoria delle tensioni dell’Uomo. Il loro sempre differente decantarsi in precipitato e solvente, infinitamente possibile.
Ontologicamente, tuttavia, Cortazar introduce tra i Cronopios, pervasi da così sana follia ed i Famas, così folli nella loro prevedibile organizzazione, un terzo tipo di esseri, appunto le Speranze, intermediari indefessi tra gli altri due. Questo inserimento è piuttosto “romantico”! Sembrerebbe recuperare la domanda inevasa -ma l'Autore non lo dice-; aspira, se non alla conciliazione, almeno al compromesso tra i Conopios ed i Fama, quasi come lontano ricordo, riconoscimento di un’unica creazione e, forse, creatore.
Come si diceva, ogni tipo in sé ha profondamente inscritta l’altra metà inevasa, l’elemento di chiara appartenenza all’altro. E sì che un Fama –suggerisce il pensiero di Italo Calvino-, nel suo compatto rigore, espresso sino al parossismo, esprime un agire “folle” che molto ricorda le caratteristiche di un Cronopio. Ed in fondo, domandiamoci, il suo non è l’estremo tentativo, portato sino all’eroismo, di salvare il Mondo dal Chaos? E un Cronopio, nella sua infinità esasperata sregolatezza e quasi sistematica capacità di eludere il consueto, la tradizione, le regole e abbandonarsi all’infrazione, non persegue forse un intento anancastico proprio della psicologia di un Fama?
Il Laboratorio di qualche giorno fa (Workshop Io Ritualisticamente) è stato “totale”. Ha esplorato identità fisica e psicologica, reale ed immaginaria, esplicita o anche performata dei partecipanti, tutti invitati a ringraziare il pensiero di Cortazar.
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Ciclo di Conferenze-Dibattito 2010, aperte al pubblico
organizzate dall' Atelier di Drammaterapia Liberamente -h. 20,00,in sede-
-09 aprile, Il Teatro che cura, dal drama alla drammaterapia + Laboratorio
-07 maggio, La lezione di Grotowsky + Laboratorio
-04 giugno, la Cinematerapia e la Cinema-dramaterapia + Laboratorio
-02 luglio, l'Hypnodrama + Laboratorio: il Ritorno del Padre
(nuova programmazione a settembre)
Gli incontri, aperti su prenotazione, condurranno i partecipanti lungo un percorso informativo, spesso provocatorio e divertente, tra le possibilità e le risorse della mente. I seminari e le conferenze -a carattere educativo e divulgativo - sono indirizzati ad pubblico non professionale, ma anche a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della Drammaterapia, quindi educatori, operatori sociali, insegnanti, medici e psicologi La partecipazione agli incontri è gratuita, su prenotazione alle pagine del sito o telefonando alla segreteria scientifica, tel. 340-3448785 o segnalandosi a info.atelier@dramatherapy.it
-09 aprile, Il Teatro che cura, dal drama alla drammaterapia + Laboratorio
-07 maggio, La lezione di Grotowsky + Laboratorio
-04 giugno, la Cinematerapia e la Cinema-dramaterapia + Laboratorio
-02 luglio, l'Hypnodrama + Laboratorio: il Ritorno del Padre
(nuova programmazione a settembre)
Gli incontri, aperti su prenotazione, condurranno i partecipanti lungo un percorso informativo, spesso provocatorio e divertente, tra le possibilità e le risorse della mente. I seminari e le conferenze -a carattere educativo e divulgativo - sono indirizzati ad pubblico non professionale, ma anche a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della Drammaterapia, quindi educatori, operatori sociali, insegnanti, medici e psicologi La partecipazione agli incontri è gratuita, su prenotazione alle pagine del sito o telefonando alla segreteria scientifica, tel. 340-3448785 o segnalandosi a info.atelier@dramatherapy.it