Cari attori, cara compagnia, carissimo atelier
domenica ultimo strappo artistico alla nostra vita praticata con arte ma vera, per scivolare ancora una volta nel regno del “come se”, armati dei nostri “perché!
Perché vi dico questo…vi sono considerazioni che riguardano un caldo invito alla responsabilità individuale, dietro l’anonimato di quella “gruppale”. Recentemente ho avvertito un sottile e piacevole richiamo primaverile alla vita nell’atelier dentro le vostre parti; ma non mi rassegno a chiedere il vostro cuore, visceri e potenza! Ed il grazie vi arrivi in anticipo…ricattatorio, sfacciatamente manipolatorio, ma assolutamente sincero e strategico. Se qualche bambino o bambina si metterà a frignare, lo metteremo nella penultima poltrona del teatro perchè non disturbi le prove “d’autore” del nostro processo drammaterapico! Gli appelli al lavoro, alla fedeltà, all’attenzione, del resto, si fanno quando le cose vanno bene e non rischiano di risultare pesantemente punitivi o coercitivi.
Ovviamente, anche quest’ultima considerazione non deve addormentare la fondamentale domanda all’anticamera dell’”autenticita”: ma sto facendo il possibile? E poi…sto chiedendo soccorso e lumi? E in fondo...dove sono? -viva l'Irlanda!, ci capiamo-
Digitavo Cechov, per trovare foto di repertorio del nostro e casualmente sono incappato in alcune frasi scritte su un blog...straniero, dove Cechov stava sicuramente stimolando qualche ardito rappresentante dell’opera buffa, che siamo noi, loro, tutti…come ci ha scritto la nostra Indaco, poco più sotto.
"14/02/2008
checov
[recito con entusiasmo, mi inebrio sul palcoscenico, mi sento bellissima]
Questo ovviamente dopo giorni e giorni di prove, dopo aver ripetuto 1000 volte una battuta o una sola parola senza fartela piacere, dopo svariati pugni nel muro, dopo le cazziate e le richieste assurde di farla in modo diverso quella parte, dopo le lacrime e le urla... e ancora dopo aver provato la voglia di scappare da quel palco, ma essere trascinati poi dal bisogno di sentirlo sotto i tuoi piedi;dopo i battiti accellerati, il cuore in gola, le mani sudate, la paura ke ti fotte e l'adrenalina che ti travolge... "
Giovanissima, napoletana, sconosciuta, questa attrice esordiente e praticante, che dietro l’ingenuità degli entusiasmi, sta coltivando la serietà della propria ricerca attraverso il teatro, e perché nò, attraverso Cechov…che dire?!
Le ho detto grazie; anche a lei. Anche se non la conosco, le ho rapito uno scritto –pubblico in quanto sul blog-, anonimo qui, perché continueremo a non conoscerla.
Ma restiamo forti di conoscere noi stessi e chiedere alla nostra fragilità, alla disfatta, al timore…di aiutarci. La torre d’avorio prima o poi si piegherà, e solo gli stolti saranno costretti a piegare le loro idee a miglior consiglio. La strada è preferibile, il territorio indispensabile, la mappa…intrigante!
Fuori metafora, il tutto equivale: lavoriamo!
domenica ultimo strappo artistico alla nostra vita praticata con arte ma vera, per scivolare ancora una volta nel regno del “come se”, armati dei nostri “perché!
Perché vi dico questo…vi sono considerazioni che riguardano un caldo invito alla responsabilità individuale, dietro l’anonimato di quella “gruppale”. Recentemente ho avvertito un sottile e piacevole richiamo primaverile alla vita nell’atelier dentro le vostre parti; ma non mi rassegno a chiedere il vostro cuore, visceri e potenza! Ed il grazie vi arrivi in anticipo…ricattatorio, sfacciatamente manipolatorio, ma assolutamente sincero e strategico. Se qualche bambino o bambina si metterà a frignare, lo metteremo nella penultima poltrona del teatro perchè non disturbi le prove “d’autore” del nostro processo drammaterapico! Gli appelli al lavoro, alla fedeltà, all’attenzione, del resto, si fanno quando le cose vanno bene e non rischiano di risultare pesantemente punitivi o coercitivi.
Ovviamente, anche quest’ultima considerazione non deve addormentare la fondamentale domanda all’anticamera dell’”autenticita”: ma sto facendo il possibile? E poi…sto chiedendo soccorso e lumi? E in fondo...dove sono? -viva l'Irlanda!, ci capiamo-
Digitavo Cechov, per trovare foto di repertorio del nostro e casualmente sono incappato in alcune frasi scritte su un blog...straniero, dove Cechov stava sicuramente stimolando qualche ardito rappresentante dell’opera buffa, che siamo noi, loro, tutti…come ci ha scritto la nostra Indaco, poco più sotto.
"14/02/2008
checov
[recito con entusiasmo, mi inebrio sul palcoscenico, mi sento bellissima]
Questo ovviamente dopo giorni e giorni di prove, dopo aver ripetuto 1000 volte una battuta o una sola parola senza fartela piacere, dopo svariati pugni nel muro, dopo le cazziate e le richieste assurde di farla in modo diverso quella parte, dopo le lacrime e le urla... e ancora dopo aver provato la voglia di scappare da quel palco, ma essere trascinati poi dal bisogno di sentirlo sotto i tuoi piedi;dopo i battiti accellerati, il cuore in gola, le mani sudate, la paura ke ti fotte e l'adrenalina che ti travolge... "
Giovanissima, napoletana, sconosciuta, questa attrice esordiente e praticante, che dietro l’ingenuità degli entusiasmi, sta coltivando la serietà della propria ricerca attraverso il teatro, e perché nò, attraverso Cechov…che dire?!
Le ho detto grazie; anche a lei. Anche se non la conosco, le ho rapito uno scritto –pubblico in quanto sul blog-, anonimo qui, perché continueremo a non conoscerla.
Ma restiamo forti di conoscere noi stessi e chiedere alla nostra fragilità, alla disfatta, al timore…di aiutarci. La torre d’avorio prima o poi si piegherà, e solo gli stolti saranno costretti a piegare le loro idee a miglior consiglio. La strada è preferibile, il territorio indispensabile, la mappa…intrigante!
Fuori metafora, il tutto equivale: lavoriamo!
Vostro compagno di viaggio, Director.
Foto: foto di scena da "il fissatigre", piece drammaterapica, 3 giugno 2006, "il narratore".
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