@ Director
As mind master of the CDIOT, this gives me the opportunity to open a discussion on the fascinating Mind's Creative Processes and the Theatre. So I invite you to join our community, getting it prestigious, because it will be built with your intuitions and questions, meditation and inner answers. This is the place where you can use the freedom to express your doubts and you ideas, sharing with the others the research of your way. The Mind is a living miracle, available better than we could immagine; the theatre is a powerful tool to get deeply its power! But what beyond our discussions?
Prepare for becoming part of a new way to discuss with your right emisphere.
Explore the real power of hypnosis, dramatherapy and cinema-dramatherapy and get away its magic and false misconceptions.
Work nicely with us to create our friendship and the warmth of our curiosity and mind’s exploration.
Learn, enjoy and get excited!
Help yourself adapt to altering life-style changes..if there’s one constant in our life today it’s change; from every direction and faster than ever.
Let’s make the dream a reality...and much much more! Contact and interface with our staff; psychiatrists and psychologists will help you to get your life better!I’m just looking forward to seeing your messages here!

"It does not take much strength to do things, but it requires great strength to decide on what to do" Elbert Hubbard

lunedì 31 gennaio 2011

Cinema Therapy e Cinema-Drama Terapia, Disegni Sociali ed Artistici, di Plino Perilli

Plinio Perilli durante la conferenza introduttiva alla piece drammaterapica
"Il Fissatigre" di E. Gioacchini, 2007
Il 3 febbraio a Roma, presso il Creative Drama & In-Out Theatre (CDIOT), sarà ospite Plinio Perilli con la presentazione del suo ultimo volume "Costruire lo Sguardo", vastissimo e intrecciato repertorio sui rapporti tra il Cinema e tutte le altre Arti. L'autore presenterà anche il Seminario di Cinema-Drama Terapia condotto dal direttore del CDIOT, E. Gioacchini.

@ P. Perilli

Che il Cinema, per la sua stessa natura, rituale e implosa, di piccolo-grande scenario o spettacolo di Psiche, sia dotato o possa essere comunque utilizzato, sollecitato per le sue forti virtù affabulanti, catartiche e dunque terapiche, apparve chiaro fin dai suoi primordi. E se le gags rutilanti delle prime comiche di Cretinetti e Max Linder, l’immenso Charlot, perfido e melanconico, lo stesso “lunare” Buster Keaton, i metafisici fratelli Marx, Stan Laurel e Oliver Hardy… lenivano i traumi storici o esistenziali del primo approccio e ingresso nella Modernità (ma anche l’inferno della Grande Guerra, il purgatorio del dopoguerra), i grandi romanzieri per immagini carezzavano per virtù d’intreccio, dramma risolto, vicissitudine salvifica, la voglia e forza di progresso che l’Europa e il Mondo tutto chiedevano in fondo a ‘900.
Ma anche qui, c’è misura e misura. Ci furono insomma registi che restarono alla superficie dei problemi e dell’anima, ed altri che invece si tuffarono a picco fin dentro ai gangli del dissidio (sociale), del malessere (individuale) – insomma di quella che già Herr Nietzsche battezzava “la malattia chiamata uomo”…
Così Tempi moderni (1936), tanto per dire, non fu solo la parodia ma anche il lenimento scanzonato e insinuante contro le tare e le accelerazioni del fordismo industriale, e insomma dell’alienazione accelerata del nuovo mondo del lavoro…
Per virtù doppiamene artistica, gli autori devoti al surrealismo (Luis Buñuel su tutti) giunsero a lidi e plaghe dello spirito annodate e misteriche: corroboranti d’eccezione, diciamolo, per la macchina Cinema –sempre del resto alle prese con le più insondabili potenzialità dei “generi”… Si pensi al gran lavoro che un regista come Hitchcock ha svolto sui reconditi ardimenti o stordimenti di psiche… Veri e propri classici come Io ti salverò (1945) o Vertigo – La donna che visse due volte (1958), ne danno ampiamente conto. Non a caso la notissima sequenza del sogno che perseguita Gregory Peck – in Io ti salverò – fu “disegnata” da Salvator Dalì… Quando poi la Decima Musa trovò altri veri e propri geni come Bergman, Welles, e poi Kubrick – non poté più esserci alcun dubbio: il Cinema celava e proteggeva in sé una fortissima carica psicoterapica, immaginifica, di puro e sano transfert in nome di ogni pur bieco dramma da disciogliere, di ogni ennesima, commedia da rappresentare, e in cui forse addirittura poter noi stessi entrare…
Entrare, entrarci – entrar direttamente dentro allo schermo e a quelle stesse storie, come ci induce a fare in fondo l’esilarante, autocritico Woody Allen con la sue farse serissime e insieme scanzonate (Io e Annie, 1977; Manhattan, 1979; soprattutto, La rosa purpurea del Cairo, 1985)…
Da noi, intanto, Totò e Peppino, in qualche modo perfino Sordi e Manfredi, Tognazzi e Gassmann e tutti gli altri moschettieri della cosiddetta “commedia all’italiana”, facevano un gran lavoro se non altro sull’inconscio collettivo –per non dire sulle tare (talvolta anche sui pregi!) del “costume”…
Ma i gran registi delle contraddizioni, del malessere –della terapia dell’Io verso l’incomunicabile, spesso inaccettabile Altro da sé) furono Fellini e Antonioni– diversissimi ma anche assimilabili. La dolce vita e Otto e mezzo, L’avventura, La notte, L’eclisse, Deserto rosso… furono film che, in pieni anni ’60, raccontarono meglio dei sociologi o degli scienziati di psiche il travaglio di una società consumistica che col benessere del consumismo inoculava però, assieme, anche i veleni, lo stress, mille ansie indicibili.

Restiamo al fermento italiano: una nuova generazione (allora, di baldi giovani!), quella dei Marco Bellocchio e dei Bernardo Bertolucci –affidò al cinema certo un ruolo privilegiato, nella grande rivolta sociale (ma soprattutto psicologica, introiettata) succeduta e sospinta dal ’68… E anche qui, film come I pugni in tasca, Il conformista, Ultimo tango a Parigi, ebbero grandi meriti di sincerità e denudamento doveroso.
Pier Paolo Pasolini, intanto, continuava il suo gran lavoro combinatorio tra immagine e poesia, protesta e denuncia… Ma –udite udite!– affidate all’arte. Titoli come La ricotta (1963), Uccellacci e uccellini (1966), Teorema (1968), lasciarono il segno.
E molti altri grandi numi tutelari continuavano a mettere in discussione –per fortuna– la nostra malcelata tranquillità o crisi d’ansia borghese, le nostre false sicurezze, le malattie meno diagnosticabili ma certo non meno infauste… Ingmar Bergman con –tra gli altri tanti capolavori – Il posto delle fragole, 1958; Sussurri e grida, 1972; Scene da un matrimonio, 1973; L’immagine allo specchio, 1976… Lo stesso Kurosawa migliore (quello ad esempio di Dersu Uzala, il piccolo uomo delle grandi pianure, 1970); Jacques Tati e il Playtime dell’alienazione (1967)…
Ad ogni generazione che sopravviene, il Cinema trova, gioca nuove chances di denudamento dell’Io, e cento approcci fantasiosamente psicoterapici: addirittura di laica, mimetica rappresentazione (come una volta fu per il teatro!) di tanto e tale malessere. Lo fece Wim Wenders con la sua Germania ancora piena di cicatrici e ferite storiche, insomma con gli angeli “umanati” de Il cielo sopra Berlino (1987)… Lo fece Pedro Almodóvar coi più belli dei suoi film – ed una Spagna che appena uscita dal franchismo e da una grigia dittatura anche della coscienza, ritrova desideri, fervori, perfino incubi nuovi: Donne sull’orlo di una crisi di nervi (1988), Tutto su mia madre (2000), Parla con lei (2002)…
Con Quentin Tarantino –e il vizio/vezzo di un fin troppo statunitense, e più che estremo genere “splatter” –arriviamo all’ultimo gradino della discesa ad inferos di un moderno, modernissimo “male di vivere”… Una risultanza e una reazione violenta alla mera e cruda violenza che –per fortuna – sfocia come in un’autoparodia catartica, in un’accelerazione plasticata e giocata… Ed è in fondo proprio la tecnica (eventualmente la postmoderna contro-morale!) dell’accelerato genere “horror”… Le iene (1992), Pulp fiction (1994), restano per fortuna solo fiction… Più ce ne rendiamo conto, più le allontaniamo da noi, dal nostro habitat e dal nostro cuore…
Qualcosa da individuare e strappar via, come una neoplasìa, un tumore forse ancora benigno che la Società non può permettersi, né ammettere: se non proprio mettendolo in scena, calandolo e cauterizzandolo in Spettacolo, nel teatro perenne o subitaneo, trasparente o perfettamente calcato, sudato, dei nostri eventi d’esistenza: “Il Teatro: ecco la trappola” – fa dire Shakespeare ad Amleto – “in cui prenderò la coscienza del re”…
Nient’altro davvero è il buon Cinema che un inopinato, trasfigurante teatro per immagini. Terapia ed empatìa assolute, se lo spettatore/paziente vi si affida con la serenità di chi anche da fermo sa e vuole intraprendere dei lunghissimi viaggi interiori.

Testo consigliato: Plinio Perilli, Costruire lo Sguardo (Storia Sinestetica del Cinema in 40 grandi registi”), Gruppo Mancosu, Roma, 2009.

domenica 30 gennaio 2011

Dramatherapy: Storytelling in the Attic

Storytelling in the Attic: Performances and Memories (2011)
by Creative Drama & In-Out Theatre,
directed by E. Gioacchini




Video: Attic...in YOUTUBE

Drammaterapia: sul pelo dell'acqua

Dancing Boat, Laboratorio Atelier LiberaMente, 28.01.11

Le Alici avevano preso questa volta una strada differente, avvicinandosi impavide alla costa laziale e per giunta in mesi in cu questo solitamente non avviene. E' così che qualche Squalo ne approfitta, segugio e predatore, a fiutarle, perchè dietro loro qualche piccolo Tonno. "Il mare...e questa barca per me è Libertà, è il silenzio della notte a qualche miglia da terra, qualcosa che addormenta ogni affanno, anche se si è soli..."-Gli occhi di Franco erano un pò lucidi e salati come quell'acqua che stava raccontando -"...e poi la barca" -stava indicando la foto sul tavolo- "...è un gozzo. E' stata tirata parecchio avanti, trascinata dai pescatori, perchè altrimenti l'alta marea, dopo sei ore, se la sarebbe portata via". Era quello il senso di quella profonda ferita sulla sabbia, che andava dalla battigia verso la terra ferma, a fermarla, metterla al sicuro, quella conchiglia di potere sul mare, una barca da pesca. "Forse il motore l'hanno portato via....non lo vedo. Con il mio compagno di mare abbiamo pensato di averne due...è sempre meglio...sono cose che impari dal mare. Ce ne stavamo a poca distanza dalla costa, quel giorno, ed il mare cominciò ad agitarsi...ed allora pensai che se non avessimo avuto il motore o questo fosse stato in avaria....quello ci avrebbe sbattuto contro gli scogli. Da allora ne abbiamo sempre due a bordo. Sono cose che impari con il tempo e poi non cadi più negli stessi sbagli. Si, il mare è la pace, ma devi saperlo prendere".
Nero ascoltva con aria interessata quelle parole ed insieme rivedeva il film che aveva costruito, le voci dei marinai, quella confusione apparentemente disorganizzata, fatta di schizzi d'acqua, d'instabilità sulle barche, di grida...quante ne avrà ascoltate questa barca...., di reti e di braccia...tante braccia, mentre si issavano sopra quei tonni, spumeggianti come il mare. "Sì, questa barca deve essere stata usata molto ed ora sta riposando, è antica, come antico è il mare e chi lo solca ...beh diventa antico e saggio anche lui, con tutte quelle storie, di incognite e successi, di paure, di coraggio...". Tra gli occhi Franco e quelli di Nero sembrava si fosse avviato un ping pong di quelli che non lascia cadere alcuna palla fuori del campo, un passaggio perfetto e continuo di pensieri ed emozioni che non richiedono schiacciate o colpi bassi. "Questa luce mi piace, il cielo è scuro, ma sembra che il sole voglia vincere a tutti i costi...persino la sabbia bianca accentua la sagoma dell'ombra sulla spiaggia, lì dov'è posata la barca"- Persefone lasciava uscire la sua voce, ora scintillante come quel sole, da una conchglia invisibile, capace di dare e raccogliere emozioni, lì poggiata di traverso sulle sue labbra- "Si sta bene in questo posto" -Non lo aveva proprio detto, ma tutto esprimeva l'agio di una libertà su quel luogo descritto aperto ed illuminato.

"Le fatiche non contano, nè i timori...tutto passa"- Tutto prima o poi passa...questo stava rispondendo il director a Sole e lei, senza interrompersi- "...questa barca avrà navigato molto e ne avrà viste di cose... belle, brutte, eppure eccola qui...posata ed incolume, oltre il sospetto ed il clamore che a volte fanno la paura e le difficoltà". E' vero il legno della barca doveva essere vecchio, ma ancora buono, eppure aveva dialogato con molte onde, con tanto vento.
"A me...sì, mi ha proprio portato via...Ho dovuto chiudere libri, scansare fogli e mettermi a scrivere. La foto mi ha preso così e condotto tra ricordi ed emozioni, persino cucendosi a qualcosa che sto leggendo in questi giorni, mi ha portato perfino sulla Luna questo guscio di noce sull'acqua!"- Un rapimento in piena regola dietro un'immagine e qualche commento dei compagn sul blog, tutto privato, ma ormai pubblico.
La collana di sensazioni e colori che Beatrice stava raccontando non era finita. Ne parlava, la descriveva, seduta accanto alla barca, sotto un cielo che avrebbe promesso una schiarita, un temporale, non importava...Era sera, ma che dico...era l'ora del tramonto e gli innamorati rubano quella luce e quel profumo al tramonto tuffato nel mare. I bambini tentano di arginare ancora un poco le onde che presto ruberanno, a sera inoltrata, quel castello alla riva. L'anima comunque riposa e si ascolta viva a quell'ora. La sua Starfish, la sua barchetta poteva aspettarsi di tutto, perchè già tutto aveva visto.
"La mente può diventare come un piuma...-esordì dolcemente Pulcinella-, insomma, voglio dire...può scivolare sopra l'acqua, immergersi o restavi a pelo e sentire che un sussurro è vicino. Appartiene alla barca che il Mare poserà sulla riva, sino più avanti sulla spiaggia"- E' così che Pulcinella immagina la mano usata e rugosa del marinaio carezzare il legno, come lì fosse la sua bambina, la donna amata. Mentre descrive non sta più con noi, si è allontanata, sagoma specchiata da quella luce anche lei ed il golf le è scivolato dalla spalla, lei non se ne è accorta. Quel posto è capace di farti dimenticare, eppure darti tanti ricordi e visioni, in compagnia di una barca...che danza.

sabato 29 gennaio 2011

ALTRE VISIONI, performance di canto per voce nuda ed arpa bardica, di N. Maroccolo e C. Lauri

Il 3 febbraio a Roma (h. 20.30) il Creative Drama & In-Out Theatre, diretto dallo psicoterapeuta E. Gioacchini presenta una intensa performance di voce ed arpa, nel contesto di un seminario di Cinema-Drama Terapia, aperto a pubblico e professionisti del settore.

Perfomance di N. Maroccolo e C. Lauri alla Galleria d’Arte Moderna,
intitolata a Giacomo Manzù, di Ardea, 8
ottobre 2010
Nina Maroccolo, insieme alla musicista Cristiana Lauri, moderne e delicate trovadore, seguendo l’intuizione e il bisogno di “Altre Visioni”, accompagnano, teatralizzano e cantano sul palcoscenico della cinema-drama terapia, fabulando in una singolare performance artistica. Attivando le emozioni del pubblico, concederanno ad esso lo specchio ideale in cui ritrovarsi.

Ingresso gratuito (gradita prenotazione), info.atelier@yahoo.it
Leggi il Comunicato Stampa

lunedì 24 gennaio 2011

CINEMA-DRAMATERAPIA, SEMINARIO: Una Camera a Guado nello Stagno


Roma, 3 febbraio 2011

L’ottica di una camera che riprende sopra e sotto la superficie del guado. Per metà ranocchio e metà Principe, l’interprete-personaggio è condotto dentro la pellicola a rivisitare i propri gesti ed abiti, mentre continua a lavorare il processo dramma-terapico: cinema-dramaterapia.
Il Seminario sarà preceduto dalla Presentazione del Volume

"Costruire lo Sguardo", di Plinio Perilli, Ed. Mancosu, Mi.2009

Performance Introduttiva di Nina Maroccolo

leggi il COMUNICATO STAMPA
prenotati info.atelier@dramatherapy.it

sabato 22 gennaio 2011

Creative Drama & Trance Performing



Attori del CDIOT e dell'Atelier Liberamente nella trance autogena,
ancora in scena. "Blue Beard, To Want, To Need, To Be".
 Dicembre 2010
Nel Creative Drama (CDIOT) un'azione scenica può svolgersi a vari livelli di modificazione dello stato di Co, a volte nello stato di una trance non sempre visibile nell'aspetto fenomenico, ma che, all'interno del soggetto, contiene un sottile dialogo tra sè e la propria parte. Qui è esclusa la prescrizione Brechtiana del mantenimento di uno stato di critica su quanto è interpretato, mentre intenso è il ricorso all'immaginazione, con gli aspetti suggestivi che ne conseguono. Deve essere ricordato che l'uso della suggestione è inteso  quale motore verso la scoperta, il risultato e non è fine a se stesso (serve lo spettacolo, ma non è quest'ultimo). L'interpretazione, come più volte ripetuto, infatti costituisce l'Io nell'azione recitante (drama) di una parte di sè e nessuna critica potrebbe allontanare l'attore da essa, se non a rischio di espropriarne una zona ormai abitata e conosciuta. Non abbiamo un attore al servizio di un copione o di un autore ed il dialogo tra questi, invece, segue sempre un profilo privato e gruppale originali. Proprio questa ricerca delle priuvate parti nell'opera, dei personaggi ancora non pensati, espressi, sollecita il meccanismo di modificazione dello stato di Co. Risultato è una azione performativa di un "possibile" Amleto, un Cyrano de Bergerac, la Signora Ponza del Così è (se vi pare), il Pulcinella che abita tutti, il Fantasma dell'Opera, consapevoli o meno.
Ma la speciale condizione di trance è anche utilizzata (vedi foto sopra) per aiutare il processo di sedimentazione di quanto esperito. Non vi è uno sperimentatore, ma un'esperienza che ascolta se stessa, in privato, dopo aver performato in pubblico. Le foto ritraggono gli attori dopo l'azione performativa, in un momento di raccoglimento, elaborazione e contatto emotivo con quanto dei propri fantasmi e creazioni ha abitato le scene ed il teatro poco prima.

venerdì 21 gennaio 2011

Vi presento Gianni De Angelis, attore del CDIOT






Gianni De Angelis, attore del Creative Drama In & Out Theatre,
 nel ruolo di Gilles De Rais, piece drammaterapica
 "Blue Beard, To Want, To Need, To Be",
 di E. Gioacchini, dicembre 2010.
Un ruolo, quello che si riferisce ad una parte (il personaggio) nel teatro drammaterapico è sempre un vestito dentro il quale abita l'attore (questi costituisce il punto di incontro dinamico tra interprete e personaggio). Il lavoro precedente dei laboratori che precedono la piece finale fanno lavorare il personaggio dentro l'interprete che non è mai l'esecutore di una parte. Essa, quando uscirà, mai assolutamente completa (questo costituirebbe altrimenti un'interpretazione teatrale) sarà lo "spettacolo" inteso in senso grotowskiano. Quanto parteciperemo sarà la sua storia su maldestre, abili, personali stampelle che cercano ospitalità in cambio di visibilita al pubblico. Nell'ultima performance drammaterapica, Gianni De Angelis ha compiutamente espresso questo concetto, abitando al contempo il personaggio e quanto di se stesso quest'ultimo stava svelando e mostrando. Interpretazione magistrale, ricca di senso e disponibile ad evocarne. Director

giovedì 20 gennaio 2011

Il Teatro Drammaterapico: glosse ed icone alla storia del CDIOT


Un' istantanea della piece BlueBeard, To Want, To Need, To Be.
Director e Attori. Dicembre 2010
Il percorso di un progetto è costituito da un mix di idee e persone che camminano su un binario, ma possiamo anche dire che,contemporaneamente, creano il binario sotto le proprie suole e piedi, mentre procedono. In questo senso, la riflessione e l'elaborazione, nel CDIOT (Creative Drama & In-Out Theatre), ad esempio,  sono colte dinamicamente, attraverso soggetto pensante e realtà pensata. Dove il principio di indeterminazione non  costituisce ostacolo all'esperienza, fatta soprattutto di contaminazione, accoglienza di quanto interferisce, è inusitato e dà segno di sè, dalle aree più nascoste della persona. L'ingorgo è pleludio al traffico agile, l'errore al lapsus illuminante, l'esitazione al suggerimento "da dentro". Messaggio difficile da accogliere, nella disputa dicotomica tra il dovuto e voluto, possibile o ignoto che ogni persona, e dunque anche l'attore, si porta dietro.
Ripensiamo, per un attimo, a quella tecnica che Grotoswsky indica come eletta, del "frazionare l'azione", oltre la sua ripetizione stereotipata ed anche perfetta, che va  re-indicare in essa noi stessi. Sì,  a segnalare quei momenti personali di "attribuzione di senso" che stanno a cavallo tra l'intenzione e l'azione.
Introspezione è un termine che poco si addice a quanto sto descrivendo, perchè esso traduce un viaggio dentro, restando fuori. Gli attori del CDIOT bene sanno che diverso è il processo dell'In-Out attraverso del nostro teatro drammaterapico, con il quale si fa lavorare il drama. E' lo stato di coscienza che accettiamo si modifichi (sollecitiamo perchè vada nelle zone di ombra), ad intensificare quanto sto definendo.

A volte, quello spettatore che ognuno di noi è, assiste ad uno spettacolo incomprensibile, piuttosto stupito: non comnprende cosa stia avvenendo, mentre "recita" le proprie parti, dov'è il "nuovo" (solo apparentemente nuovo)? Ma questo è positivo, perchè indica, ancora una volta, la strada del sottrarsi al narcisismo dello "spettacolo", personale o gruppale che sia, privato o pubblico, giustificato o meno dalle abilità attoriali, che è; "ora mi comprendo". Suggerisce l'ascolto più fine, meno chiassoso, di un battito di mani che potrà avvenire, privato, umile, schivo alla macchina teatrale, quale dono di se stessi a se stessi ed al pubblico.

martedì 18 gennaio 2011

Dramatherapy: The Spot on Dancing Boat


La barca continuava a solcare la sabbia, immobile. Un solco profondo, insistente; il peso del legno sulla ghiglia che segna la spiaggia, arenando il tempo ed il cielo lì sopra. Sentimento vasto che non chiede spazi, rincorre piuttosto tempi e profumi. Attesa.Uno spot sull'istantanea di una storia che questi attori narreranno.Uno spot in pieno giorno descrive una vicenda differente, la sottrae alla brezza anonima di un luogo mai visitato e la fa diventare tua. Appuntamento al 28 gennaio con una breve storia scritta.

sabato 15 gennaio 2011

Drammaterapia & Letteratura: Soffitta di Cuore

Una Soffitta di Cuore, Laboratorio Drammaterapia LiberaMente,
 14 gennaio 2010
@ Director

Un gruppo di "amici" si dette appuntamento in un sogno. Non importava di chi fosse, sarebbe stato importante soltanto essere tutti là...a rovistare una vecchia soffitta. Così vecchia che forse era stata dimenticata anche dall'ultimo topolino e gli unici animaletti che vi facevano bella mostra erano proprio quei piccoli ragni sulle tele, anche loro addormentati a condividere il sogno. In realtà, loro, erano probabilmente solo fermi. Eh sì che in quel posto tutto rallenta, anche i gesti che scoprono le cose, sotto la spessa coltre di polvere, "come una coperta antica..." disse una bambina, Sole, appena salita. Fenice si precipitò letteralmente su un tavolino, abbastanza lungo da contenere sopra, disposti in colonne disordinate, alcuni polverosi volumi. Ma questa non impediva a Livia, dall'altro lato del tavolo, di curiosare su un blocchetto di lettere tenute insieme da un nastrino rosso. I gesti rallentano ed il pensiero diventa un canestro capace di accogliere cose che vengono da lontano e spingerle ancora più lontano, con l'energia dell'emozione. E della curiosità!
Era proprio tanto curiosa Mareliz e, soprattutto, "golosa". Questa volta aveva preceduto il "viaggio" dello zio su quella "sovereda", gli aveva risparmiato la complicita del "furto" dei dolci e stava compiendo il "furto del secolo"! Lì, in quella madia, ancora più scolorita dalla luce fioca, c'erano mille dolci... oddio non proprio mille, forse un pò meno, molto meno...che "la nonna custodiva, per spartire". Perle di zucchero su quei biscotti e di affetto a rendere zuccherose le giornate di lei e degli altri bambini. Ora aveva avuto coraggio e solo per un attimo fu intimidita dall'occhio dondolante di quel cavalluccio che Sole si ostinava a far muovere, unica ritmazione di un tempo orami divenuto infinito tra quegli occhi e quelle mani in cerca di scoperte. Bleu, intanto, si era seduta in un angolo della soffitta ad osservare i propri amici e ricordi, niente affatto distratta dal rumore che Fenice provocava nel tentativo ostinato di aprire un cassetto segreto sotto al tavolo. "Ehi -esclamò all'indirizzo di lui- in questo modo ci scopriranno! E poi, non vedi (?) non c'è alcun cassetto...è solo una fessura del legno..." Ma che importanza poteva avere, quando si ha voglia di scoprire qualcosa, mentre la si sta cercando!
Intanto, gli occhi inumiditi di Beatrice osservavano, insieme a quelli di Persefone, dentro la luce di alcune fessure di luce sull'abbaino. La campagna si distendeva con i suoi odori e sapori, lontano per mille miglia vicino a quel luogo di polveroso, con una magia altrettanto forte. Quante cose, così differenti, possono convivere accanto! Quella volta il padre non l'aveva portata a raccogliere le olive, insieme alle sue sorelle. A lei piaceva tabnto quell'operazione, si sta più vicino all'odore della terra. E pensò bene che forse il sapore del tarallo coperto di glassa avrebbe potuto coprire quella privazione. Ringraziò Persefone ed addentò il piccolo dolce.
La bocca di Mareliz era troppo piena per accogliere altro, il suo cuoricino ladro e gentile troppo soddisfatto per essere riuscita a trafugare il dolce prima delle lancette misurate della nonna, e per un pò apparve distratta, ma solo per un pò poco, perchè Luna aveva raggiunto solo ora il gruppo. Assolutamente incauta, aveva gridato "Ah...è qui che vi eravate cacciati!". Un corale shhhhhhhhhhhhh la fasciò di immobilità come fosse stato opera del "Grande Ragno" che Blue stava fantasticando, buono e prolifico, nella sua personale favola.
L'avventura non era finita, troppe cose curiose e strane, vecchie e dimenticate in quel posto così "inconscio", nascosto e magico. Avrebbero continuato a cercare tra lettere e pupazze, fumetti e coperte dismesse, una saga di avventure complici di quel luogo di sogno. Unico spettatore l'inquietante ritratto del bisnonno. Ti guardava senza perdere un momento ed anche un solo gesto di quello che facevi! Ma potevi contare su una cosa: in fondo era sempre un parente di qualcuno di loro e poi, come sempre, avrebbe mantenuto il segreto.
Una Soffitta di Cuore", avrebbe detto la scrittrice di una raccolta di poesie, diversi anni fa.
E si sa, il cuore è immenso

Drammaterapia & Lertteratura 1: Immanente Suggerimento


C'è un chiodo che può essere usato da appendiabito, lì storto sulla parete, dopo il fallito tentativo di appenderci un quadro del bisnonno, nella soffitta arrugginita dal tempo ed imbavagliata delicatamente dalle tele di minuscoli ragni. Loro i veri abitanti di quel posto. Al dipinto manca l'appiglio del gancio, mentre i nostri abiti sono abituati ad essere tirati per le maniche. Per i ragni non faceva alcuna differenza, nè per il bisnonno orami dedito a partite a scacchi con Domine Iddio da diversi anni. E' mio personale l'imbarazzo di accomodare fuori del tempo il mio soprabito e ritrovarmi schiacciato su un ritratto a parete. Questione di tempo, direbbe, forse, Cortazar.

Foto: jump to watch a beautifult photo of super_iwan  "spider web rom eltham cinema"

giovedì 6 gennaio 2011

martedì 4 gennaio 2011

Auguri da Complemento Oggetto







Care Ragazze e Ragazzi, intervengo rarissimamente sul blog, ma seguo passo passo quanto state realizzando e collaboro con il vs. director dietro le quinte. Questa volta mi prendo uno spazio perchè mi serve per farvi giungere il mio più intenso augurio per il nuovo anno e per il sensibile ed attento lavoro che svolgete con il teatro e poi questo "drammaterapico"... così difficile (solo il vostro director poteva pensare una cosa cos' strana!).
Ma auguri veri a parte, anche un ringraziamento per la partecipazione alla serata in cui ho potuto presentarvi il mio romanzo, in una cornice di calore bellissimo e di performance drammaterapica speciale. Siete bravi, che dire! Sui video e dal vivo riuscite a trasmettere un coinvolgimento, che generalmente riesce a fatica a sollecitare qualunque teatro sperimentale, che non si conosca appieno. Eppure, le persone intervenute, che non vi conoscevano, in quella sera si sono complimentate con me per voi, mentre voi vi complimentavate con me del libro. Serata speciale, ricercata, ma soprattutto tra amici, le foto lo mostrano. Chissà un giorno o l'altro potreste pensare di mettere in scena anche "Complemento Oggetto"!
Questo ed altro...oramai chi vi ferma più! Un abbraccio, Belinda.

Romanzo: Complemento Oggetto, di Flavia Pitorri, Phasar Editore, 2010

DRAMATHERAPY WORKSHOPS (2004-2009)

Ciclo di Conferenze-Dibattito 2010, aperte al pubblico

organizzate dall' Atelier di Drammaterapia Liberamente -h. 20,00,in sede-

-09 aprile, Il Teatro che cura, dal drama alla drammaterapia + Laboratorio
-07 maggio, La lezione di Grotowsky + Laboratorio
-04 giugno, la Cinematerapia e la Cinema-dramaterapia + Laboratorio
-02 luglio, l'Hypnodrama + Laboratorio: il Ritorno del Padre
(nuova programmazione a settembre)

Gli incontri, aperti su prenotazione, condurranno i partecipanti lungo un percorso informativo, spesso provocatorio e divertente, tra le possibilità e le risorse della mente. I seminari e le conferenze -a carattere educativo e divulgativo - sono indirizzati ad pubblico non professionale, ma anche a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della Drammaterapia, quindi educatori, operatori sociali, insegnanti, medici e psicologi La partecipazione agli incontri è gratuita, su prenotazione alle pagine del sito o telefonando alla segreteria scientifica, tel. 340-3448785 o segnalandosi a info.atelier@dramatherapy.it

COMUNICATI STAMPA