Nero e Libertà, Atelier DramaticaMente Teatro, 2011 |
Recentemente, su facebook, con una mia cara amica, ho avuto un amicale "bisticcio" di parole proprio su le..."parole": si stava commentando il passo di Pessoa che qualche giorno fa ho trascritto qui. Parola simulacro, parola segno, parola concetto, parola forma.
In questo ultimo mezzo secolo la contesa tra forma e contenuto ha subito un duro colpo, con la scoperta (del resto non nuova) che i contenuti hanno impressa l'origine del contenitore e delle sue forme, che siano apparenti o legate al pensiero simbolico-astratto; che forme casuali hanno determinano lo sviluppo dell'evoluzione e che sui grandi numeri la statistica vince sempre, ma non riproduce la realtà del pensiero. E' un discorso che, almeno in questa sede, ci porterebbe troppo lontano. Esso ha "pericolosamente" intriso di relativismo la nostra cultura, ma che è stato necessario che accadesse come in ogni transizione verso una coscienza più "sottile". Desidero prendere lo spunto da questo per sottolineare alcuni aspetti del nostro importante lavoro, di cui ognuno di voi può sentirsi a pieno diritto "soldato" nella costruzione della "pace" (alludo ai conflitti interni ovviamente!).
La mia cara amica esprimeva un giudizio che, genericamente, condivido: bisognerebbe sbucciare la realtà dalle sovrastrutture (la realtà che noi facciamno funzionare in noi: bisogni e desideri) e tenere i noccioli di verità. Ma esistono questi nuclei puri di immanente guida dei nostri disegni? Ed io sottolineavo come anche nello spogliamento della realtà dalle sovrastrutture (che voi ed io chiamiamo fronzoli od orpelli...ci intendiamo), bisogna essere cauti. Come togliere la casa ad una chiocciola! Esse parlano "ritualisticamente" (anche un edificio può essere un "rito") delle nostre paure, e sono segnali, visibili o nascosti di quello che siamo, siamo stati e potremo essere. In tal senso il nostro "teatro drammaterapico", insieme alla radice psicodinamica e creativa, sottolinea quella antropologica, discute particolarmente del valore del simbolo e del rito e con simboli e riti fa "giocare" i propri partecipanti.
A volte, mi verrebbe la tentazione di tentare un cauto e significativo discorso su Lacan, anche con voi, digiuni di psicanalisi e forse di gran parte della filosofia. Alcune menti pescano le idee dai sogni che orbitano sopra le nostre teste e ne fanno dono a tutti gli altri uomini. Poi comprendo che ogni edificio ha i suoi limiti, ma che essi costituiscono anche un assoluto, senza confronti.
Ed allora, nella prassi, che escano improvvisamente da una scatola verniciata di fresco o si muovano tra le pareti invisibili di ambienti solo "pensati", questi nostri simboli! Che il vostro inconscio con essi, produttivamente, continui a lavorare!
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