@ Director
As mind master of the CDIOT, this gives me the opportunity to open a discussion on the fascinating Mind's Creative Processes and the Theatre. So I invite you to join our community, getting it prestigious, because it will be built with your intuitions and questions, meditation and inner answers. This is the place where you can use the freedom to express your doubts and you ideas, sharing with the others the research of your way. The Mind is a living miracle, available better than we could immagine; the theatre is a powerful tool to get deeply its power! But what beyond our discussions?
Prepare for becoming part of a new way to discuss with your right emisphere.
Explore the real power of hypnosis, dramatherapy and cinema-dramatherapy and get away its magic and false misconceptions.
Work nicely with us to create our friendship and the warmth of our curiosity and mind’s exploration.
Learn, enjoy and get excited!
Help yourself adapt to altering life-style changes..if there’s one constant in our life today it’s change; from every direction and faster than ever.
Let’s make the dream a reality...and much much more! Contact and interface with our staff; psychiatrists and psychologists will help you to get your life better!I’m just looking forward to seeing your messages here!

"It does not take much strength to do things, but it requires great strength to decide on what to do" Elbert Hubbard

lunedì 25 ottobre 2010

Drammaterapia, Barbablù in Drammaterapia

Rebecca in BlueBeard, Riduzione Drammaterapica dalla favola
 di J. Perrault, di E. Gioacchini. Rebecca è Francesca Marinelli
Director

A proposito di quali possibili elementi e come lavorino in Barbablù, uno spunto di riflessione alle “Rebecche” ed agli "assassini seriali" dalla barba più o meno colorata!
Rebecca, non abbiamo dubbi, avrà usato tutta la sua arte di “seduzione” femminile per attrarre il principe ricco e potente e divenirne sua sposa tra tante, oppure no? La fiaba racconta come Barbablù fosse stato rifiutato da molte fanciulle a causa del suo aspetto certamente non “handsome” e che Rebecca, la più piccole delle due figlie della vedova, si convincesse a sposarlo, decidendo che poi il Signore non fosse tanto orribile. Ma in questo caso perché? Ricco e potente ed il vantaggio di un matrimonio così interessante (ovvero interessato) poteva far superare qualsiasi ripugnanza e ribrezzo…persino la barba poteva non apparire più così intensamente blù: “… la sposina si sentì molto orgogliosa quando poté mostrare alle sue amiche il meraviglioso palazzo dove abitava".
Azzardiamo a dire: Barbablù nel gioco di “vendere” tutto quello che possedeva alla propria sposa, purchè lei accettasse tutto quello che era…forse doveva esservi un limite! Prendiamo la difesa del Principe in un tribunale virtuale, accettiamo il suo mandato e troviamo delle cause “diminuenti” il tentato omicidio, tralasciando il fatto che egli, il principe, non può più essere giudicato, perché il reato non ebbe compimento per intervenuto decesso dell’attore stesso. Nella dinamica seduttiva dell’amore che, in un certo qual modo, si prostituisce alla potenza ed alla ricchezza, potremmo concepire che Barbablù volesse una prova di amore autentico dalla propria donna?
Che dietro la proibizione di varcare la soglia di quell’uscio maledetto, vi fosse la ricerca disperata di un cuore che anelava essere corrisposto in amore sincero? Perché in questo caso Rebecca sincera non fu. Anzi, se avesse potuto (Ahi…"se solo avesse potuto tornare indietro", recita la drammaturgia, oppure pulire quella chiave macchiata dell’infrazione!), avrebbe ingannato e forse..continuato ad ingannare per sempre quel sognatore. Barbablù, è vero già omicida seriale -lo sappiamo- che desiderava essere amato per quanto era e non per le proprie ricchezze. E inoltre -notiamo bene- alle ricchezze materiali del Principe, alla sua grande potenza, quale ricchezza personale pone Rebecca?
La sua “curiosità”, eccellentissima corte! Il Principe, davvero interessato alla felicità della sposa, la invita a disporre di tutto, di quel tutto che, lo tenga a mente questa giuria, costituisce l’unico motivo che fece contrarre quello scellerato matrimonio:
“Tuttavia desiderava che nel frattempo lei si divertisse con le sue amiche, e le invitasse a palazzo. Ti lascio le chiavi di tutte le porte, di tutti i forzieri, di tutti gli armadi - disse togliendo di tasca un tintinnante mazzo di chiavi. … Adopera come vuoi il servizio di vasellami e le posate d'oro e d'argento; fruga nei ripostigli, saccheggia la dispensa. Ma per nessun motivo al mondo dovrai aprire la porticina che si trova in fondo alla galleria e che si apre con questa chiavetta d'oro. Guai a te se entrerai in quello stanzino: dovrai pentirtene amaramente! Così dicendo, consegnò il mazzo di chiavi alla moglie".

Ed invece il tradimento si consuma nel tentativo maldestro di sotterfugio della donna! Se la ragione dell’estrema prova da parte del Principe è stata qui discussa, chiediamoci poi se Rebecca avrebbe potuto fare altrimenti dal tentare l’inganno. Barbablù non ha attirato in un trabocchetto la sua sposa, eccellenti giurati! Non ha spiato le sue mosse, ma fiducioso ha consegnato a Rebecca anche la chiave del suo segreto. E se segreto non fosse stato non avrebbe avuto bisogno di essere celato! Il proprio limite, la propria paura di essere tradito, che vuole dire “accettato” e lì, aperta, chiara, persino sonante nel rumore della chiave tra le altre di quello sfarzoso castello che egli mette a disposizione della donna. E Rebecca, avidamente, come avido è stato il suo matrimonio, cerca un modo di comprendere che non abbia rischi: di nascosto!. Non parla al suo sposo, non si oppone, non rigetta decorosa quella sfida, quel limite tuttavia al loro rapporto e vigliaccamente preferisce la strada dell’inganno. Guardò la chiavicina maledetta e vide che era sporca di sangue.
"Subito cercò di asciugarla e di pulirla, ma non vi riuscì. La chiave era fatata, e le macchie di sangue cancellate da una parte, ricomparivano da un'altra. Atterrita, pensava di fuggire dal palazzo, ma proprio quella notte Barbablù vi fece ritorno. La sposina simulò di accoglierlo lietamente, ma in cuor suo si sentiva morire per la paura".

E certo che quella "chiavicina" sporca del proprio "peccato", quale elemento magico della fiaba, ha un rimando importante al senso di colpa che la donna dovette avvertire, perchè la scena del crimine può essere cambiata, ma il senso di colpa uno, signori giurati, se lo porta dentro! Nella povera folle mente di Barbablù il delitto è già consumato, prima che egli la possa uccidere, come ha fatto con le altre e non gli rimane che annullare l’ignominia del tradimento, sottraendo la sposa alla stessa vita, alla testimonianza dolorosa dei propri occhi. Reset totale che cancella peccatore e delitto insieme. "Solo la donna che dorme...non tradisce"..farà suggestivamente dire Totò a Barbablù! Non stiamo qui difendendo la volontà di uccidere di questo uomo, ma cercando di spiegare cosa lo spinse molte volte a farsi reo di tanta strage. Se Gilles de Rais uccideva le sue giovani vittime, bambini, quale olocausto al proprio peccato, nella ricerca di quella perfezione che l’immolava a sacrificio ed intercessione per i suoi stessi crimini, facendone dei “santi” e “martiri”, ben ha inteso Perrault nel delineare Barbablù prima vittima di se stesso, prima ancora che di una famiglia (quella della sposa) giunta, provvidamente in soccorso della scempiaggine del proprio parente.
Barbablù è morto, ma crediamo che questo non sia la sola uccisione del testo. Egli non era in grado di “condividere” perché, recita il testo, le donne si sottraevano a lui per la sua bruttezza e tuttavia egli cercava disperatamente e follemente -lo abbiamo detto- di essere amato; che il suo modo di sentirsi amato dovesse essere troppo xompensatorio, assoluto, non v'è dubbio. Ma uccisa, ancora prima è stata la coscienza di un “patto”, di un “dono”, la reciproca consapevolezza che qualsiasi unione non significa “totale fusione”, né tantomeno “furto” nella casa-anima di un altro. Spero che l’eccellentissima Corte ed i Giurati tengano conto di quanto esposto. La Difesa.

«Siamo attesi? Credevo fossimo a Napoli... » Totò in "Le sei mogli di Barbablù"
 

Video: dal film, Le Sei Mogli di Barbablù, 1950 (tratto da theASFRfan),
Regia: Carlo Ludovico Bragaglia; Soggetto: L. Brenno, B. Caravagni; Sceneggiatura: F. M. Ricci, B. Caravagni;
Fotografia: Mario Albertelli; Scenografia: Alberto Boccianti; Musica: Pippo Barzizza; Montaggio: Renato Cinquini;
Aiuto Regia: Roberto Cinquini; Direttore produzione: Romolo Laurenti; Produzione: Golden Film; Durata: 87minuti.


Interpreti e personaggi:
Totò (Totò Esposito / Nick Parker), Isa Barzizza (Lana Ross), Mario Castellani (Amilcare Marchetti), Tino Buazzelli (l'editore Ladislao Zichetti / Barbablù), Carlo Ninchi (il vero Nick Parker), Luigi Pavese(Lucas, capo dell'Interpol), Marcella Rovena (Carmela), Aldo Bufi Landi (Patson), Eduardo Passarelli (l'impresario di pompe funebri), Erminio Spalla (l'autista), Silvia Fazi (Domenica), Franco Jamonte (Pecorino), Enzo Garinei (un paesano), Anna Di Lorenzo (la cameriera), Sofia Lazzaro (Sophia Loren, una moglie di Barbablù), Giovanna Ralli (una moglie di Barbablù), Nino Marchesini (l'ispettore di polizia).

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DRAMATHERAPY WORKSHOPS (2004-2009)

Ciclo di Conferenze-Dibattito 2010, aperte al pubblico

organizzate dall' Atelier di Drammaterapia Liberamente -h. 20,00,in sede-

-09 aprile, Il Teatro che cura, dal drama alla drammaterapia + Laboratorio
-07 maggio, La lezione di Grotowsky + Laboratorio
-04 giugno, la Cinematerapia e la Cinema-dramaterapia + Laboratorio
-02 luglio, l'Hypnodrama + Laboratorio: il Ritorno del Padre
(nuova programmazione a settembre)

Gli incontri, aperti su prenotazione, condurranno i partecipanti lungo un percorso informativo, spesso provocatorio e divertente, tra le possibilità e le risorse della mente. I seminari e le conferenze -a carattere educativo e divulgativo - sono indirizzati ad pubblico non professionale, ma anche a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della Drammaterapia, quindi educatori, operatori sociali, insegnanti, medici e psicologi La partecipazione agli incontri è gratuita, su prenotazione alle pagine del sito o telefonando alla segreteria scientifica, tel. 340-3448785 o segnalandosi a info.atelier@dramatherapy.it

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