Consciousness vs. Awareness, Dramatherapy Workshop, 17.06.11 Creative Drama & In-Out Theatre. Carmen Tufo e Gianni de Angelis Epistolario Drammaterapico |
"Perchè non ti sei ribellata ,non ne hai parlato a dovere quando forse le parole sarebbero servite a qualcosa, magari a conquistare la fiducia di Mario, mentre oggi servono solo a liberarti la coscienza? Una parte della vita passata a pensare al passato alle parole non dette...gli anni trascorsi purtroppo non tornano indietro. Analizziamo subito i nostri errori ed impariamo da essi, affinchè ogni esperienza sia un mattone del palazzo che costruiamo durante la vita e non un filo di paglia che il vento porta via. Alice"
Cara Alice, apri una voragine di possibili riflessioni. Quella sera, tu non hai assistito al reading di Angela sulla lettera di Sandra, al suo commiato a Mari,non eri presente al workshop, ma a parte le emozioni che la lettura poteva suscitare in una rappresentazione molto intensa (direi davvero "vissuta" in quel momento dall'interprete), tutto quello che abbiamo è solo in quella lettera, sunto ed epilogo di un rapporto a due, del quale ascoltiamo solo una "campana"!
Mi compiaccio che almeno da uno dei addirittura "non presenti" (davvero solo uno), venga l'intervento; alcun i tuoi compagni di viaggio sembrano tanti Mario (non me ne voglioni), pigri, incartocciati nella propria storia ad osservare quella a cui vanno ad assistere, ma niente, apparentemente li tocca. O forse sì, ma noi possiamo parlare solo di quanto ci viene confermato. Ora comprendi meglio quello che ti dicevo a proposito dell'essere "assenti", con l'alibi della presenza. Per Mario è stato così? E' credibile che Mario sia effettivamente così, che almeno lo sia stato, ma per autodenuncia è anche verosimile che l'acuta analisi e "psicanalisi" di Sandra sul proprio rapporto con quell'uomo "soldatino" nelle mani di altri sia giunta tardiva, come dici tu, pagliuzza dissolta nel vento, che parla ma non costruisce.
Quando le chances vengono consumate ed il loro tempo scaduto, a poco servono le recriminazioni. E così, mentre nella nostra piece lavoriamo una Sonia "mendace" per un verso, ritroviamo una Sandra capace (quanto consapevolmente) di vivere una bugia ed autoingannarsi. La prima, da sempre arrabbiata con la vita, tanto che con il "resto della sua vita" vuole farci quello che vuole (ma cosa vuole, se non l'amore); la seconda disillusa, apparentemente per "colpa" degli altri, di "Mario", ma poco responsabile ad assumersi la responsabilità di scelte, percorsi e conseguenze. Sì, anche lei arrabbiata.
Il fatto è che risulta estremamente meno sgradito proiettare all'esterno la nostra rabbia, piuttosto che rintracciare il filo pericoloso delle nostre responsabilità, persino in incontri sbagliati, ostinate strade condivise. Se Sonia e Sandra non sapranno fare questo umile atto di un viaggio doloroso nella loro consapevolezza, il mondo continuerà ad apparire loro come cattivo o, altre volte, illusoriamente, compensativo. Dovranno essere in grado di autoperdonarsi, come brave madre con se stesse, direbbe Karen Horney, superando il conflittuale retaggio delle proprie identificazioni. Grazie Alice.
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