"Hitler ha sbagliato tutto: se fosse vissuto nei giorni nostri avrebbe mandato dei tedeschi coi barconi a invadere il mondo e nessuno avrebbe potuto fermarli perche', beh, ci sono le ragioni umanitarie'". Questa è paura, anzi terrore. E' terrore l'uccisione di Vittorio Arrigoni ed anche quando la diplomazia prostituisce la "umanità" con la legge del più forte.
"Vittorio Arrigoni", immagine tratta dall'account di |
Un grande uomo (anche se non amo le citazioni) affermava che gli errori degli altri ci servono, perchè non potremmo imparare tutto da quelli che possiamo commettere nella nostra limitata esistenza...Una bella definizione che rassicura sull'errore, spingendo il pedale sulla responsabilità, piuttosto che sulla "colpa".
Vittorio puà "salvare qualche paziente (purchè questo lo desideri) da un attacco di panico, da un pensiero ipocondriaco, proprio mentre il "volontario" sta soffocando, probabilmente stretto da un legamento di ferro, in una stanza abbandonata in Gaza, per davvero. La sua esistenza, la passione, fatta delle stesse catecolamine che scorrono abbondanti in chi è preso dal panico, inducono a riflettere, a sentire in noi, disapprovazione, ma che dico... rabbia ed indignazione, e poi infine dolore, al posto della paura. Non avviene tutto solo perchè ci riflettiamo, solo perchè leggiamo commossi un articolo di giornale, ma più silenziosamente, se la nostra anima è nutrita da vicende oltre il confine delle nostre mura. E' una "nascita" interna che da dentro ti fa ritrovare senza paura, ma con la capacità di sperimentarla, se è umana. Disumane certe morti e tragedie, disumano il panico se per nutrice ha un civiltà con i paraocchi, che inventa mille marchingegni per fotografare il mondo, senza "rifletterlo" veramente. Negli ultimi anni, nel web e nelle rubriche televisive ho spesso sentito affermare che "la crisi economica fa aumentare vertiginosamente la statistica degli attacchi di panico"; poi è stata la volta del terremoto dell'Aquila, poi gli omicidi di Sarah di Yara... Fatemi ironizzare sull'arguto senso scientifico di chi utilizza queste informazioni per "istigare" a delinquere... Lo sappiamo che un numero significativo di incidenti dell'aria può far aumentare la paura di volare, che il clima di incertezza che il terrorismo ha culturalmente creato incide profondamente sulla nostra sicurezza, fuori, ma anche quella interna. Non serve che quel mestiere che la specie degli sciacalli ha selezionato per motivi di biologica sopravvivenza, sopravviva anche in noi, predando chi è già stato predato: l'informazione che usa stessa per sopravvivere, utilizzando la tragedia o la paura. Questo non è etico e non aiuta chi soffre di "paura".
Nel nostro coraggioso teatro, ma pieni di timori, siamo consapevoli di aver rappresentato, in tre diverse edizioni, "Il Kamikaze" e di averlo registrato, mentre a Gaza o in Israele si muore per davvero. Di aver portato in scena Barbablù, mentre a due giovani promesse donne veniva violata la vita. La consapevolezza e la riflessione ti riparano dall'inganno della storia, del dittatore, del professionista, di te stesso. Si può combattere con i valori, senza sparare, senza confini arbitrari (quando ideologici, sia che si alzino, sia che si abbattano) contro l'indifferenza, il luogo comune, la comoda poltrona finchè un terrore infondato ci prenda, sfortunatamente, e ci induca a combattere inutilmente contro noi stessi. Cosa sto affermando? Intellettualmente è onesto riconoscere che la non riuscita integrazione tra valori personali e sociali, nella cultura e nell'individuo, può condurre a far funzionare il nostro corpo e la nostra mente in modo disordinato, non utile alla nostra esistenza ed a quella degli altri.
Grazie Vittorio.
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