@ Director
As mind master of the CDIOT, this gives me the opportunity to open a discussion on the fascinating Mind's Creative Processes and the Theatre. So I invite you to join our community, getting it prestigious, because it will be built with your intuitions and questions, meditation and inner answers. This is the place where you can use the freedom to express your doubts and you ideas, sharing with the others the research of your way. The Mind is a living miracle, available better than we could immagine; the theatre is a powerful tool to get deeply its power! But what beyond our discussions?
Prepare for becoming part of a new way to discuss with your right emisphere.
Explore the real power of hypnosis, dramatherapy and cinema-dramatherapy and get away its magic and false misconceptions.
Work nicely with us to create our friendship and the warmth of our curiosity and mind’s exploration.
Learn, enjoy and get excited!
Help yourself adapt to altering life-style changes..if there’s one constant in our life today it’s change; from every direction and faster than ever.
Let’s make the dream a reality...and much much more! Contact and interface with our staff; psychiatrists and psychologists will help you to get your life better!I’m just looking forward to seeing your messages here!

"It does not take much strength to do things, but it requires great strength to decide on what to do" Elbert Hubbard

lunedì 29 marzo 2010

Drammaterapia: il Teatro ed il conforto ai Pregiudizi della Ragione

René Descartes, L’homme…. “…I desire you to consider,
I say, that these functions imitate those of a real man
as perfectly as possible and that they follow naturally
in this machine entirely from the disposition of the
 organs-no more nor less than do the movements of a
clock  or other automaton, from the arrangement
of its counterweights and wheels”
@ Maria Pina

« Volendo seriamente ricercare la verità delle cose, non si deve scegliere una scienza particolare, infatti esse sono tutte connesse tra loro e dipendenti l'una dall'altra. Si deve piuttosto pensare soltanto ad aumentare il lume naturale della ragione, non per risolvere questa o quella difficoltà di scuola, ma perché in ogni circostanza della vita l'intelletto indichi alla volontà ciò che si debba scegliere; e ben presto ci si meraviglierà di aver fatto progressi di gran lunga maggiori di coloro che si interessano alle cose particolari e di
aver ottenuto non soltanto le stesse cose da altri desiderate, ma anche più profonde di quanto essi stessi possano attendersi "
(R. Descartes, Discorso sul metodo)

Quando ero una squattrinata studentessa, ho insegnato a lungo matematica ai ragazzi delle medie e del liceo. Davo lezioni private e la prima cosa che chiedevo all'allievo era : "Perchè non ti piace la matematica?".
Nove volte su dieci, mi sentivo rispondere "Non la capisco" . Allora la situazione era semplice: esercizi quotidiani, abitudine ai quaderni ordinati e costante monitoraggio sui progressi fatti.
Quando invece mi si diceva che la matematica era fredda e arida, allora la cosa si faceva complicata, ma aveva per me il sapore di una sfida all'ultimo sangue contro il pregiudizio planetario per dimostrare che matematica, logica e libertà di pensiero (intesa ANCHE come capacità di spaziare tra le idee, di elaborare concetti e rappresentazioni mentali) vanno a braccetto.
Quest'uomo che il director ci ha ricordato nel post precedente ha operato una delle opere più creative della storia umana: ha trasformato numeri ed equazioni in figure rappresentabili. La geometrica cartesiana, quella con gli assi delle ascisse e delle ordinate, è il trionfo della fantasia e dell'intuizione. E non è nata per caso: è frutto di lavoro mentale, di esperienza di vita, di formazione, di riflessioni, di sogni e intuizioni e ...di coraggio, tanto coraggio (notare il richiamo alla prudenza nel precedente video).
L'input che entra, viene accolto ed elaborato e viene restiutito in forma di filosofia, matematica, coscienza e consapevolezza. Cerco di accogliere ed elaborare utti gli "in" che vengono forniti; non dico che posso farli diventare una nuova frontiera della "scienza mirabile", ma farli diventare buon materiale di teatro, questo sì!!

@ Director
"Farò come un mercante di mele, il quale svuota tutto il cesto, temendo che qualche frutto sia marcio e vi rimette dentro solo i frutti sani" René Descartes



Foto: L’homme de René Descartes, et la formation du foetus…,Paris: Compagnie des Libraires, 1729
Movie: Cartesio, di Roberto Rossellini. Con Ugo Cardea, Annie Pauchie, Gabriele Banchero, Gianni Loffredo, Claude Berthy, Vernon Dobtcheff Drammatico, durata 154 min. - Italia 1973.

domenica 28 marzo 2010

Creatività e Teatro: scienza e rappresentazione nella storia del mondo

@ Director
Perso nelle praterie contraddittorie, piene di dispute, del pensiero del suo tempo, Cartesio diventa soldato di ventura, mercenario. In una notte, addormentato in tenda nella campagna francese, l'inconscio gli rivela il suo destino. Sembra assolutamente rispettato il paradigma che vuole la creatività frutto di una ricerca sull'oggetto, di una incubazione silenziosa e del successivo insight luminoso. Lì i prodromi fertili del suo "metodo", che tanto avrebbe influenzato il pensiero dell'umanità e delle sue ricerche sul "vero".
La creatività è un atto silenzioso o rumoroso, accompagnato da consapevolezza o meno, che tutta si affida a quello che Cartesio, nei suoi scritti, designa come intuizione. Essa dorme, come una profezia nascosta, dentro le abitudini e le sue forme, impigrita spesso dai riti e dalle lamentazioni degli uomini, aggiungerei io.
Al teatro, da sempre, è stato dato questo potere di rappresentare svegliando la coscienza, preparandola a salti quantici verso l'inimmaginabile di prima ed il possibile di dopo. Vallo assoluto, per l'individuo che ricorra a troppe stampelle, recitando o meno; passaggio obbligato se si accetta il rischio della propria ed altrui incredulità. Cartesio, nel suo pensiero, nella sua vita, ci offre un saggio meraviglioso di questo esercizio della mente, capace di nutrire se stessa ed offrirsi come servitore e padrone insieme dei propri sensi. La drammaterapia porta la coscienza ad essere spettatrice di quanto avviene tra dentro e fuori del sublime e tutto umano gioco del "come se". Che inizi lo spettacolo...Director




Foto: Cartesio

Drammaterapia: perché l’ipnosi in un corso di drammaterapia?

Siamo alla vigilia di una nuova avventura per l'Atelier e per lo stesso CDIOT, che non mancheà di dare il suo importante contributo di percorso alla didattica del prossimo corso di Drammaterapia per le Risorse. Moduli di insegnamento già sperimentati, qualcuno nuovo e con un efficace restlying di proposizione, un laboratorio virtuale di Scrittura Creativa online ed ancora un corso di auto-ipnosi. La domanda che sorge più immediata è: perché l’ipnosi in un corso di drammaterapia? Una breve precisazione ci aiuterà a capire.
La metodologia dell’Atelier “Liberamente”, diretto da Ermanno Gioacchini, medico psichiatra e psicoterapeuta, segue i principi della drama therapy già descritti dagli orientamenti della letteratura internazionale e, fondamentalmente dalle due grandi scuole, quella americana di R. J. Landy e quella britannica di S, Jennings. Il percorso che questi due differenti autori hanno fatto per giungere alla precisazione di alcuni principi fondamentali nella materia è autorevole, anche se, legittimamente, tende a sottolineare differenti aspetti del lavoro drammaterapico per giungere quindi a metodologie coerentemente diverse, almeno in parte. Se Landy, con il suo “concetto di ruolo”, intende il "processo drammaterapico" come fondamentalmente assimilabile  al percorso psicoterapeutico, Jennings lo legittima maggiormente all’interno del processo artistico proprio dell'azione performativa nel teatro. Negli ultimi anni, proprio la professionale e fertile disputa tra i due orientamenti di pensiero ha portato ad una ricca produzione di proposte ed articolazioni metodologiche in tutto il mondo.
I punti fondamentali per i quali la drammaterapia dell’Atelier Liberamente si differenzia da altri percorsi, nasce fondamentalmente da fattori autobiografici. Per il direttore dell’Atelier, E. Gioacchini, essersi interessato da trentacinque anni di “stati modificati di coscienza”, passando attraverso la competente conoscenza dell’ipnosi formale, sperimentale e clinica, e molte delle sue applicazioni, anche al di fuori del campo ristretto della psicoterapia ipnotica, ha comportato l’utilità di disporne nello strumentario dell’operazione drammaterapica. Di qui l’importanza che l’allievo acquisisca dimestichezza con le fluttuazioni della propria coscienza, che , si sa bene, non è sempre ed assolutamente “ordinaria” e vigile nel corso del processo artistico, interpretativo e comunque espressivo. La particolare competenza nel campo dell’hypnodrama moreniano (dove allo psicodramma si aggiunge la presenza di stati induttivi la trance), porta così il lavoro drammaterapico assai vicino alla consapevolezza di quello che lo stesso Grotowsky chiamava “la Trance dell’Attore”, pura espressione dell’autenticità di un‘anima nell’atto di donazione all’altro (pubblico) dinnanzi a lui. L’atto di “autopenetrazione” che tanto sottolinea il Maestro, passa dunque per uno speciale stato di consapevolezza cosciente, ma all’interno di una condizione di trance, elementi questi che permettono all’attore di “non fingere di fingere” e qualificare il suo “come se” sulla scena appunto come atto autentico.
La propria storia, invisibile, fluisce all’interno della parte, anche al di fuori di quel gioco di immedesimazione all’interno del personaggio come propone il grande Stanislavskij. Se il suo metodo si basa sull'approfondimento psicologico del personaggio e sulla ricerca di affinità tra il mondo interiore del personaggio e quello dell'attore, la metodologia dell’Atelier sposa maggiormente lo statuto Grotowskiano. Come questa ultima scuola insegna, è inoltre ridotto all’essenziale il rito scenico, impoverita la macchina teatrale, ridotta generalmente all’essenziale dell’attore e dello spettatore, mentre viene enfatizzato il ruolo simbolico del rito, gesto e logos, nella sua essenza "magica", del lavoro intrapsichico all'oscuro (Jodorowsky). Quello che rimane sono i corpi, e questi non possono che essere corpi in cerca di vita ed espressione. Gli esercizi di autoipnosi, come quelli sul corpo che propone Grotowsky, in tal senso, intendono sollecitare la consapevolezza e la libertà emotiva del soma, in funzione del sentimento di libertà e scelta che l’attore deve sempre saper comunicare a chi assiste al suo lavoro.
Per prenotazioni scrivere a info.atelier@dramatherapy.it o telefonare al cell. 335-83.81.627 - 340.34.48.785. Sito: http://www.drammaterapia.com/

Nuovi Corsi di Atelier di Dammaterapia iniziano trimestralmente a Roma e a Milano.

martedì 16 marzo 2010

Drammaterapia: "Certo, bisogna essere dei barbari insensati per bruciare tanta bellezza, distruggere ciò che noi non siamo capaci di creare" (Zio Vanja, A. Ceckov)

@ Maria Pina

Gianni, il tuo post precedente così composito e pieno di spunti mi fornisce l'occasione per parlare di tante cose che mi stanno a cuore. Si tratta di argomenti che fanno parte della mia vita quotidiana, delle mie esperienze
passate, e, a dire la verità, fatico un poco a metterle insieme in un post perchè so che "apparentemente" non sembrano collegate. Ecco : APPARENTEMENTE. E' questo l'errore ideologico spesso alla base di storture, ingiustizie, falsità. Cioè, credere che le "cose del mondo" vivano ciascuna in un settore a parte. Se rileggiamo insieme i post di questo blog (ora rinnovato) vi possiamo trovare tanti post che trattano argomenti diversi, descritti a secondo delle sensibilità individuali, esposti attraverso tanti stili, spressione delle molteplici esperienze di ciascuno di noi. Eppure, tutti i nostri articoli e commenti sono parte di una esperienza comune e ogni scritto è causa ed effetto di quello che lo preceduto.
Così, tu, caro Gianni, hai accostato il tuo percorso interiore, i problemi ambientali, la dignità del lavoratore e l'esperienza teatrale, operando una sintesi tra tematiche diverse che la visione settoriale del mondo immagina oggetto di studio e lavoro di discipline non dialoganti tra loro.
Credo che si debba rinnegare questo approccio, per il bene del pianeta, della società e dell'individuo.
Il terremoto di Haiti ci ha mostrato la povertà in cui viveva la popolazione dell'isola ed è apparso chiaro a tutti che questa miseria nasceva anche dallo scempio ambientale, dall'ineguale accesso alle risorse ambientali, in primis l'acqua, e il degrado urbano.
Marco Baliani ha usato il teatro per restituire speranza e dignità ai bambini delle bidonville africane, bambini cresciuti tra discariche, delinquenza e abbandono.
A Sarajevo, molti intellettuali e artisti si esibirono tra le macerie per restituire alla popolazione una speranza di rinascita. Impegno sociale, artistico, miglioramento individuale, tutela dell'ambiente non sono compartimenti stagni, che non colloquiano e non interagiscono.
Diamo loro spazio, dentro di noi, applicando il nostro serissimo gioco di IN e OUT.
Questo non è il mio pensiero originale, l'ho appreso dal mio percorso professionale. Ci sono voci autorevolissime che hanno affermato che la tutela dell'ambiente garantisce la pace sociale, il benessere diffuso, sia economico che psicologico e permette la valorizzazione delle espressioni culturali.
Vi segnalo, ad esempio, la dichiarazione di Johannesburg (dove appare
 chiarissima la dipendenza delle dinamiche sociali dalla tutela dell'ambiente.
Tuttavia, credo che questi concetti li abbia espressi, in tempi lontani e in
un contesto diverso, Anton Chechov in "Zio Vanja", quando al suo personaggio,
il medico Astrov che cerca di salvare le sue foreste, fa dire:
"Certo, bisogna essere dei barbari insensati per bruciare tanta bellezza,
distruggere ciò che noi non siamo capaci di creare”.

Foto: "Alberi a Londra contro la deforestazione", Foto del Giorno, Corriere della Sera, 16 nov. 2009, novembre 2009. Alberi a Londra contro la deforestazione - Un uomo osserva uno dei tronchi portati a Trafalgar Square che fanno parte dell'installazione artistica intitolata "Foresta fantasma", che ha lo scopo di sottolineare i danni che subisce l'intero pianeta se non si arresta il processo di deforestazione (Ap)
Movie:

mercoledì 10 marzo 2010

Drammaterapia: Teatro e Cassa Integrazione...abitiamo la distanza!

Oggi, uno dei "miei"... attori preferiti mi scrive su un'argomento apparentemete distante anni luce dalla drammaterapia; ma se poi pensiamo che il nostro (questa volta senza virgolettare!) CDIOT è essenzialmente "teatro sociale", si comprende subito che quest'ultimo...il sociale, non può non entrare prepotentemente nel laboratorio che lavora i nostri canovacci, perdendo quel vezzo narcisistico di poter pensare che il nostro quesito o problema individuale abbia una priorita assoluta o che che un'arte non sia "politica". Non dovrebbe essere "partitica", non dovrebbe essere serva di ideologie; ma se la politica è al servizio dell'individuo e del collettivo, ben venga l'arte che faccia riflettere! Vabbè...poi sulle avanguardie avrei molto da dire, ma anche da salvare...
Gianni ha scritto qualcosa che ben conosciamo, che ben ignoriamo, che ben esiste anche se noi non prendiamo posizione; che persino l'arte ha celebrato in capolavori del pensiero, prima ancora che dell'estetica (ma ahimè le lezioni americane di Benedetto Croce non le legge più nessuno!).

@ Gianni De Angelis

L’economia dei Paesi più industrializzati segna il passo e le conseguenze sono sotto i nostri occhi. E’ un’economia basata sullo “spreco” delle risorse, e il consumismo richiede di produrre in eccesso affinché la macchina economica non imploda. Le materie prime iniziano a scarseggiare, e i sostenitori degli O.G.M. sostengono che se non si produrranno colture selezionate, negli anni futuri milioni di persone soffriranno la fame. Gli altri!! Perché le nostre economie industrializzate nel frattempo incentivano i consumi e la rottamazione di auto ancora funzionanti o di elettrodomestici di vecchia generazione. In alcuni casi la giustificazione è data dal maggior consumo energetico o dal maggior inquinamento; comunque gli incentivi statali sono un aiuto alle grandi industrie che quando soffrono un calo delle vendite licenziano la manodopera. Giusto? Ingiusto? 
Ho passato molte delle mie vacanze estive da piccolo, nel paese natale di mia madre, una frazione dell’entroterra marchigiano. Cultura contadina, attaccamento alla terra e alle proprie cose, amici veri. In particolare uno, Giovanni. Una specie di Rambo in miniatura, cacciatore di cinghiali, conosce e ama la montagna come pochi altri, ama e rispetta la natura perché conosce la sua forza. Con lui ho condiviso molto della mia giovinezza e tanti ricordi ci legano.
Giovanni ha moglie e due figlie, casa con il mutuo. Dopo vari lavori è entrato alla Merloni Elettrodomestici, (Ariston, Zoppas, Candy, ecc.) 20 km dalla nostra frazione; come lui tanti altri… Più di 20 anni di catena di montaggio. Da qualche mese monta i pannelli posteriori delle lavatrici.

Un giorno mi fa a bruciapelo

-Metto 2.250 viti a turno lavorativo più un tappino di gomma.
-Che stai a dì Giovà?-
…450 lavatrici per 5 viti, più un tappino.
Lo immagino seduto davanti al rullo che trasporta la lavatrice e lui con l’avvitatore in una mano e la scatola delle viti al suo fianco. Sgomento. Terrore. Ansia. Come fa uno così a resistere. Come può evitare la pazzia?
-Hai mai pensato di lasciare la Fabbrica?
-Adesso un po’ meno, da giovane sempre! Me lo sognavo pure la notte!
E gli occhi gli si inumidiscono.
-Come hai potuto resistere?
-Stando fuori dalla fabbrica il più possibile, tagliando legna e consegnandola con il camioncino, fabbricandomi mattone su mattone la casa della mia vecchiaia. Se non trovi un diversivo impazzisci, e io in fabbrica ne conosco…Ormai comincio a sperare in un anticipo verso la pensione o cose del genere, i primi che si vogliono togliere di torno siamo noi coi vecchi contratti.
In questo periodo è in cassa integrazione due giorni a settimana e spera negli incentivi, come sperano gli operai della Fiat e tutto l’indotto di queste enormi aziende. Proviamo a chiedere a queste centinaia di migliaia di persone se sperano che si consumi di meno? Si possono riscrivere leggi di macroeconomia senza tenere conto di sistemi ormai consolidati e rischiare di far danni enormi? E poi chi ne ha l’interesse? Gli industriali, le banche o le finanziarie che muovono capitali enormi?

Personalmente sono già quindici anni che ho collegato la mia lavatrice e la mia lavastoviglie all’acqua calda prodotta dalla caldaia a gas, consumando molta meno energia elettrica che se la caricassero fredda. Per la lavastoviglie nessun problema. Per la lavatrice c’è il piccolo inconveniente che il risciacquo avviene con l’acqua calda se non si spegne la caldaia, e si potrebbe ovviare se le aziende costruttrici prevedessero il doppio carico; pochi euro di spesa in sede di costruzione. In commercio oggi sono pochissimi modelli che prevedono il doppio allaccio, e sono modelli costosissimi, di “punta”. Mi sono dotato anche di un dissipatore di rifiuti –costa poche centinaia di euro e risolve il problema dell’umido- e faccio la raccolta differenziata.
Se vogliamo, possiamo risparmiare a livello personale e far bene alla natura. Se vogliamo...possiamo pensare.

Se vogliamo farlo… Gianni

Foto: Modern Times, USA 1936
         CHINA Xiantao Raccolta Rifiuti

martedì 9 marzo 2010

CORSO DI DRAMMATERAPIA DELL'ATELIER LIBERAMENTE A ROMA

ll C.D.I.O.T. ad aprile 2010 apre un nuovo un laboratorio teatrale nel contesto dell'Atelier di Drammaterapia LiberaMente, che proseguirà con incontri serali bimensili al venerdì o a full immersion una domenica al mese, sino al prossimo febbraio 2011. Primo incontro il 9 aprile presso la sede (aperto al pubblico).
Il C.D.I.OT., sponsorizzato dalla SIISCA (Società Italiana di Ipnosi Sperimentale Clinica & Applicata, 1988), è stato creato nel 2008 come estensione “artistica” dell’Atelier di Drammaterapia Liberamente (2006) all’interno dell’esperienza triennale dello stesso, fondato e diretto dal drammaterapeuta E. Gioacchini. Mentre l’Atelier ha lo scopo di divulgare concetti e metodologie proprie che si riferiscono ad una originale individuazione teorica e pratica della Drammaterapia e del processo drammaterapico, nei suoi vari contesti applicativi, il C.D.I.O.T. ne costituisce la naturale evoluzione artistica, come vera e propria forma di Teatro.
La metodologia si riferisce all’utilizzo della drammaterapia come metodo che permette ai partecipanti l’espressione creativa del proprio “processo artistico”, attraverso una vasta gamma di strumenti quali la recitazione, l’hypnodrama, lo storytelling, la musica, il gioco, la tecnica del mimo, il movimento e la danza.
I partecipanti sono guidati alla sperimentazione ed elaborazione personale del linguaggio teatrale, che passa sia attraverso la riscoperta di sé, del corpo e delle sue possibilità espressive, che la riformulazione di un nuovo rapporto con l’esterno -lo spazio, gli oggetti e gli altri.

Insegnamenti
Esercizi di base
  1. il movimento (elasticità corporea, attivazione di parti corporee trascurate, studio del ritmo, del tono, sfasature, contrasti); la sensazione (rilassamento, esplorazione e percezione sensoriale, immedesimazione, osservazione, descrizione e creazione di suoni ed immagini);
  2. la mimica (mimica facciale e corporea, micro e macro movimenti, il gesto espressivo, intensità, plasticità, posa, naturalezza, immobilità);
  3. la fonetica (dizione, uso della voce, volumi, ritmi, toni, pause);
  4. l’imitazione (ricostruzione dei segni caratteriali, linguaggio e tempi, naturalismo e stilizzazione);
  5. l’improvvisazione (temi, situazioni, stati d’animo, racconti orali); la drammatizzazione (la creazione di un testo in improvvisazione, la scelta dei segni e dei contenuti, il “messaggio”);
  6. l’interpretazione (interrelazione tra segni visivi e uditivi, correlazione con gli altri, senso scenico, agibilità dello spazio teatrale, presenza);
  7. l'autoipnosi (addestramento alla modificazione dello stato di coscienza);
  8. la maschera teatrale e trucco (elementi di base). 
Psicotecnica

  • Autoanalisi e analisi del testo e del Personaggio
  • Allenamento della memoria e dell’attenzione (concentrazione)
  • Rilassamento e gestione della tensione
  • Improvvisazione guidata verbale e non verbale
  • Utilizzazione degli impulsi emotivi (risata, pianto, rabbia)
  • Memoria emotiva
  • Centralità corporea
  • Coordinamento motorio
  • Comunicazione non verbale
  • Presenza scenica, interiorizzazione ed esteriorizzazione espressiva
  • Hypnodrama
Piece Finale

L'Atelier di Drammaterapia Liberamente intende il percorso drammaterapico quale processo di crescita della autonomia e libertà di espressione del soggetto nel contesto della formazione attoriale. Le performances finali che seguono l'iter formativo costituiscono, quindi, l'apice di quel percorso che sposa il copione alla interpretazione nell'autenticità del personaggio-attore. Le pieces dell'atelier sono momenti conclusivi e celebrativi di quanto si è appreso e che appartengono al più ampio capitolo del teatro, dove il rapporto con l'altro (pubblico) ratifica i processi e gli fornisce emblematico svolgimento sulla scena esibita.
Dove l'essenziale diventa pungente provocazione al cambiamento (Grotowsky). E.G.

INFO Per informazioni ed iscrizioni ci si può rivolgere alla segreteria del CDIOT al Tel 335-8381627 - Fax: 06-86211363/70. E.mail, info.atelier@dramatherapy.it
SITO: http://www.drammaterapia.com/

lunedì 8 marzo 2010

Dammaterapia: grazie Grotowsky!

@ Maria Pina Egidi

Quando avevo quindici anni e frequentavo il liceo, una volenterosa insegnante di lettere decise di portare il branco di ragazzine inquiete, confuse e acneiche, cui appartenevo, a vedere "Il piacere dell'onestà" di Luigi Pirandello, al Teatro Valle. Ricordo moltissime cose di quella esperienza, che era il mio primo incontro con il Teatro vero, qualcosa di diverso dalle recite in parrocchia o dagli spettacoli in vernacolo che vedevo nella piazza del paese dove trascorrevo le vacanze.Per esempio,ricordo che la mia compagna di banco si era messa una maglietta con gli strass per fare colpo su eventuali bellissimi ragazzi seduti in platea; oppure ricordo il mio smarrimento di fronte all'incapacità di seguire i dialoghi dei protagonisti, con troppe cose non dette, non spiegate, sottintese, da intuire. Riuscii comunque a capire che si parlava di una complessa vicenda di onore perduto, matrimoni riparatori, ipocrisie e complesse verità taciute, e poi, alla fine, niente era quel che si credeva.

Ricordo l'attimo in cui apparve in scena Alberto Lionello: su uno sfondo nudo, lui era solo, illuminato dall'alto, si voltava lentamente verso il pubblico e a me sembrò che guardasse ME!!

Tutte noi ragazze poi ci raccontammo di quello sguardo che conteneva il passato e il presente del personaggio e ognuna aveva avuto la stessa sensazione, di essere guardata e sfidata.

Ok, questo è un ricordo personale, magari falsato dalla nostalgia per un attimo vero e felice.
Uno sguardo e un movimento come quello, capace di entrare nella testolina di una acerba ragazzina e di rimanervi nei decenni a venire, per esistere non aveva bisogno né degli stucchi e dei velluti del teatro, né del palcoscenico sopraelevato, né della ricchezza delle scene (che di fatto, in quell'allestimento, non c'era) o dei costumi più fantasiosi.Attore e pubblico erano avvinti, legati da uno sguardo.

Il Director mi ha chiesto di parlarvi di Grotowski e Artaud. Scusate, non riesco a descrivere il teatro Grotowskiano se non così. Vi voglio troppo bene per infliggervi la mia prosa più didascalica e didattica, srebbe troppo facile. Come Grotowskii ha spogliato a suo tempo il teatro di tutto ciò che riteneva sovrastrutture, inutili e dannose per la comprensione del reale fascino e potere della recitazione, così io non faccio uso qui di nozioni e citazioni. Vi offro il mio ricordo personale, le emozioni di allora, pure come lo sono nella memoria, con la serietà di chi entra in chiesa. Grotowski volle restituire all'attore la sacralità del suo mestiere e noi, "quelli della drammaterapia", come potremmo non fare nostro questo atteggiamento?
Non si può affrontare il nostro pubblico senza essere consapevoli di ciò che vorremmo (e a volte riusciamo) a fare e cioè coinvolgere e trasformare noi stessi e gli spettatori, recitando, agendo un testo, nello stesso modo con cui il sacerdote celebra il rito, partecipandovi con il cuore e l'anima, di fronte a un 'assemblea scelta, raccolta in uno spazio definito e sacralizzato.

Grazie, Grotowski, per avere smantellato nei non addetti ai lavori l'immagine degli attori come divi vanitosi, scapestrati, rubagalline e morti di fame, dediti agli eccessi, superstiziosi, grazie per avere abbattuto la differenza tra attori professionisti e dilettanti, o tra attori e pubblico!

Gesto, sguardo, parola, movimento, coscienza, consapevolezza.. poche cose nella "valigia dell'attore". Da usare, come voleva Artaud, in maniera integrale e integrata. La parola mai disgiunta dal gesto, dal movimento, animata dalla esperienza emotiva dell'attore, giungono al cuore dello spettatore che ne riconosce con gli occhi, con il cuore e con la pancia, la coerenza e l'efficacia. Difficile, per chi non conosce Artaud, pensare che per fare questo ci voglia CRUDELTA'!

sabato 6 marzo 2010

Storytelling e Cinematerapia

Segnaliamo un interessante post sulla Cinematerapia di Maria Pina Egidi sul blog di Cinema-dramaterapia, Cinematerapia: Camera Con Vista.

"Spense la lampada. La luce non le permetteva di pensare, né di sentire. Smise di cercare di capire se stessa, e si unì alle vaste schiere di persone comuni, che non seguono né il cuore né il cervello e marciano verso il loro destino con degli slogan. Le schiere sono piene di gente simpatica e pia. Ma costoro hanno ceduto all'unico nemico che conti... il nemico che è dentro di noi. Hanno peccato contro la passione e la verità, e vana sarà la loro gara per inseguire la virtù. Come gli anni passeranno, saranno criticati. La loro cordialità e la loro pietà mostreranno delle crepe, il loro spirito diverrà cinismo, la loro generosità ipocrisia; sentiranno e cagioneranno inquietudine dovunque vadano. Hanno peccato contro Eros e contro Pallade Atena, e non per intervento celeste, ma seguendo il normale corso della natura, quelle divinità alleate saranno vendicate!”

Camera con Vista, Edward Morgan Forster

mercoledì 3 marzo 2010

Drammaterapia: amore e distruzione in una frase

In un momento nevralgico (perchè fa soffrire), importante (perchè può divenire profetico di nuove risorse), è bello ospitare qui, tra i miei post quello di un visitatore assiduo, di un lettore assiduo, di un coraggioso autentico.., perchè non invitato. E' come un respiro, che la polverosa inerzia aveva imprigionato. Vorrei risponderti a lungo, Sandrina, per quello che io penso, ma poi il tuo scritto ha diritto di essersi affacciato libero come è nato, senza risposte...

@Sandrina

Gentile Director, è vero: non c'è stato tanto riscontro sul lavoro provocativo sul blog, quello con le foto manipolate del Fuhrer. Quando le ho viste per la prima volta, pensavo: folle! Anche se la follia e la genialità vivono vicine…. Resistevo ad entrare. Troppo forte. Comunque mi è venuto un commento che non ho mai mandato..
Da vedere: il film ‘Der Untergang’ sugli ultimi giorni del Fuhrer in Berlino, 1945. E' la storia della segretaria di Hitler, Traudl Junge. Dopo la guerra, é stata giudicata come se fosse stata solo un’ingenua segretaria. In un’intervista, alla fine della sua vita, ha parlato del sua vero confronto con la sua coscienza umana, fatto che avveniva anni e anni dopo le vicende e i processi del Tribunale. Tutto quello che è scritto sul blog sulla responsabilità, sull’umanità si trova li. Come si perdona se stesso per la negazione dell’umanità? Questa non è letteratura o filosofia, ma storia vera.

Il film è una dimostrazione scioccante di come -con gli occhi aperti- siamo in grado di ingannarci: come idee, pensieri, sogni e sentimenti possano sostituire la realtà. Quando cadono le bombe, la ricerca della propria coscienza è portata in extremis. Tutti nel film scelgono diversamente, secondo la loro personale ‘programmazione’. Non scelgono perché sono sottomessi al Potere (che in effetto non esiste più), ma secondo quanto sono dentro: prevale quello che amano di più di tutto: l’idea, i figli, la vita, l’onore (che cosa è?), la vocazione, il gruppo... Eccolo! L’Amore! Amore e distruzione in una frase.
Tutte belle parole: ma non siamo noi sotto le macerie, non siamo noi presenti al crollo del mondo, non siamo stati noi ad aprire la porta ai soldati, non siamo stati noi nel Lager. Qua basta soltanto un’umiltà zittita. Ma nel quotidiano si trovano tutte l’opportunità per fare il check interno dell’amore.

Adesso ho letto le parole di Pablo Neruda trasmesse da Pino (grazie Pino). Parla proprio dell’amore. Tocca dentro. Amare-non amare non c’e scelta: sempre quando esiste l’uno, ci sará pure l’opposto. Ying e Yang, inizio-infinità, bianco-nero, Dio-liberta, luna-sole, bella-brutta. Si può amare la bestia? Lo potrei io? Non amare il personaggio, la persona, ma l’essere? Dentro l’altro, e più rilevante: dentro di me. Come sono sempre stata portata ad amare il mio personaggio, e poco disposta ad amare il mio essere bello e brutto. Sandrina.

@ Director
Devi solo dirmi se devo lasciarti un posto libero sul palco di questo teatro!




Fimografia: Titolo originale: Der Untergang
Nazione: Germania

Anno: 2004
Genere: Drammatico
Durata: 150'
Regia: Oliver Hirschbiegel
Sito ufficiale: http://www.deruntergang-special.film.de/ 
Sito americano: http://www.downfallthefilm.com/
Cast: Bruno Ganz, Alexandra Maria Lara, Corinna Harfouch, Ulrich Matthes, Juliane Köehler, Heino Ferch, Donevan Gunia, Karl Kranskowski
Produzione: Constantin Film Produktion GmbH
Distribuzione: 01 Distibution
Data di uscita: 29 Aprile 2005 (cinema)

DRAMATHERAPY WORKSHOPS (2004-2009)

Ciclo di Conferenze-Dibattito 2010, aperte al pubblico

organizzate dall' Atelier di Drammaterapia Liberamente -h. 20,00,in sede-

-09 aprile, Il Teatro che cura, dal drama alla drammaterapia + Laboratorio
-07 maggio, La lezione di Grotowsky + Laboratorio
-04 giugno, la Cinematerapia e la Cinema-dramaterapia + Laboratorio
-02 luglio, l'Hypnodrama + Laboratorio: il Ritorno del Padre
(nuova programmazione a settembre)

Gli incontri, aperti su prenotazione, condurranno i partecipanti lungo un percorso informativo, spesso provocatorio e divertente, tra le possibilità e le risorse della mente. I seminari e le conferenze -a carattere educativo e divulgativo - sono indirizzati ad pubblico non professionale, ma anche a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della Drammaterapia, quindi educatori, operatori sociali, insegnanti, medici e psicologi La partecipazione agli incontri è gratuita, su prenotazione alle pagine del sito o telefonando alla segreteria scientifica, tel. 340-3448785 o segnalandosi a info.atelier@dramatherapy.it

COMUNICATI STAMPA